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Anno edizione: 2003
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Che fine fece l'enorme bottino di oggetti preziosi sottratti agli ebrei ungheresi durante l'ultimo conflitto mondiale? Una ricchezza inestimabile apparentemente sparita nel nulla, attorno a cui si sono affollate molte dicerie e ipotesi, anche piuttosto fantasiose, alcune delle quali ancora diffuse. Questo accurato e documentatissimo saggio di Ronald W. Zweig fa finalmente chiarezza nell'oscura vicenda del treno dell'oro, il convoglio che trasportò il favoloso tesoro attraverso mezza Europa. Il volume, frutto di quindici anni di interviste e ricerche, spesso avventurose, in archivi ufficiali e privati, ha il merito di separare una volta per tutte i fatti reali dalle invenzioni, mettendo la parola fine a uno degli ultimi misteri ancora irrisolti della Seconda guerra mondiale. La ricerca storica dell'autore parte da lontano, dai primordi dell'antisemitismo e della persecuzione nazista contro gli ebrei in Ungheria; prosegue poi raccontando le varie tappe della vicenda, seguendo nel dettaglio il percorso del convoglio, fino agli imprevedibili epiloghi della sua corsa. Scopriamo così che nei primi mesi del 1945, di fronte all'avanzata delle truppe sovietiche, che stavano ormai raggiungendo i confini ungheresi, i nazisti stiparono il bottino accumulato nel corso di anni di espropriazioni, in quasi cinquanta vagoni ferroviari, con l'intento di metterlo in salvo in una roccaforte sulle Alpi. Il carico però non giunse mai a destinazione. Cadde dapprima nelle mani degli americani, poi in quelle delle autorità di occupazione francesi. Dopo numerose espropriazioni, la parte ancora utilizzabile del bottino fu venduta all'asta nel 1948, fruttando meno di 5 milioni di euro. Sulla scena di questa storia incredibile ma assolutamente vera si affollano inoltre diversi personaggi di cui Ronald Zweig ricostruisce le trame e l'operato, come in un giallo ricco di suspense e colpi di scena. Tra le figure che ricoprirono i ruoli più importanti nella vicenda, spiccano il commissario ungherese per gli affari ebraici Arpad Toldi, l'uomo a cui fu affidato il tesoro, e Gideon Rafael, del Dipartimento politico dell'Agenzia Ebraica, che indagò instancabilmente per risolvere il mistero. Il risultato è un saggio appassionante che si legge con il coinvolgimento di un romanzo ma rappresenta anche un valido contributo storico alla comprensione dell'Olocausto. Una lettura che contribuisce inoltre a sfatare due miti purtroppo ancora persistenti, che condannarono l'ebraismo ungherese al suo destino: «la fantasia che tutti gli ebrei fossero ricchi e l'irrealistica convinzione che fosse possibile spogliare una comunità etnica della prosperità e del benessere economico e trasferirli a un'altra comunità».
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