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Uno Schnitzler strepitoso che scandaglia l'animo umano con le sue debolezze e i suoi paradossi. Non ho ho dato 5 stelle perché per questo tipo di letteratura trovo decisamente superiore Stefan Zweig; resta comunque un gioiellino che merita di essere letto.
riflessioni amare scritte in modo leggero: libricino che non può mancare nella biblioteca degli appassionati di Schnitzler.
Stupisce che queste tre novelle siamo state le uniche a carattere epistolare nella produzione di Schnitzler,soprattutto considerando che tra la prima del 1893 e l'ultima del 1917 trascorrono quasi venticinque anni.Forse questa tecnica rara è quella che meglio gli permette di cimentare le proprie esperienze di psicologia organicistica nel campo della incomunicabilità e nel progressivo allontanamento tra mogli e mariti,tra donne ed uomini,proprio perchè la formula della lettera permette di esprimere la contraddizione del narratore con la realtà,dovendo ordinare nello scritto anche i pensieri del destinatario.Indiscusse protagoniste sono le donne:la mantenuta,la sposa infedele e la pura. Accanto a loro si muovono altrettanti uomini "senza qualità". Mentre in "Doppio sogno" le alterne e tormentate crisi di Albertine e Fridolin sfociano in una reciproca comprensione e riavvicinamento,in queste novelle,invece,non c'è riparo alle oscure forze dell'istinto e del destino.Infatti le ultime parole delle lettere sono commiati.Alfred fugge al dramma da demi-monde con Josephine "scomparendo dietro le quinte".Andreas "si allontana" morendo da martire.Il letterato si accomiata con "...",come se non volesse offuscare l'immagine incredibilmente positiva della donna che ha avuto accanto e che ha rinunciato alla gloria esteriore ed agli atteggiamenti mondani per seguire il suo uomo,il suo amore oltre i giudizi,le convenzioni e la vita. A demolire l'ipotesi di uno Schnitzler dipendente da Freud basta annotare il cognome della protagonista della prima novella (che incredibilmente si affaccia anche nell'ultima):Weninger.Otto Weininger era il filosofo-psicologo (suicidatosi nel 1903) che rivendicò a Freud la primogenitura della teoria sulla bisessualità nel suo libro "Sesso e carattere".
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