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Anno edizione: 2022
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L’intensa e ammirata prefazione dell’ispanista Giovanna Calabrò delinea accuratamente il tormentato percorso biografico di Hernandez, mettendone in luce gli snodi fondamentali che ne hanno segnato la produzione letteraria. Le poesie antologizzate, con testo spagnolo a fronte, provengono dalle quattro raccolte pubblicate in vita, e da una postuma e da altri testi occasionali. La censura franchista aveva bloccato fino agli anni ’80 la produzione dell’opera omnia, in precedenza uscita solo in Argentina. In versi amaramente autobiografici, così Hernandez definiva se stesso: “Con tre ferite io: / quella della vita, / quella della morte, / quella dell’amore”. Predominante negli argomenti trattati è appunto l’eros: “Garofano di campo che richiaman le tue gambe / melagrana con la bocca squarciata di pienezza / cespuglio tremulo di rovi dai dolci denti / dove gettato io vivo”. Il sostantivo “amor” ricorre quasi settanta volte nel volume: altri termini sono ribaditi con una frequenza di poco inferiore: vida, muerte, corazón, insieme a sangre, tierra, viento. Il legame con il paese nativo era vissuto visceralmente, così come quello con le proprie radici contadine, il lavoro di pastore, ostentato con ingenuità mista ad astuzia: “Mi chiamo fango benché Miguel mi chiami, / fango è il mio mestiere e il mio destino / che macchia con la lingua ciò che lecca”. Ma soprattutto la sua vicinanza alla classe degli sfruttati, dei lavoratori, lo fanno “poeta del pueblo”: “Accostati al mio clamore / popolo del mio seme, / albero che con le radici / mi tieni prigioniero, / che qui sto io per amarti /e sto qui per difenderti / con il sangue e con la bocca / come due fucili fedeli”. Poeta sentimentale e non cerebrale, alla sua smaniosa fede politica e alla sua scrittura corposa, vibrante e visionaria, Giovanna Calabrò attribuisce un unico colore: il rosso. “Di sangue in sangue io vengo / come il mare d’onda in onda, / ho l’anima colore del papavero / e papavero sfortunato è il mio destino”.
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