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Le tre ferite
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Le tre ferite - Miguel Hernández - copertina
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tre ferite

Descrizione


Una nuova e necessaria traduzione delle poesie di uno dei maggiori poeti del Novecento, che il generalissimo Franco chiamò con disprezzo “poeta cabrero”, perché discendente da una famiglia di pastori, e pastore a sua volta. Miguel Hernández (1910-1942) prese parte alla guerra civile spagnola e ne cantò le speranze e le sconfitte. Morì in carcere a trentun anni.
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Dettagli

2022
1 marzo 2022
270 p., Brossura
9788863574524

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alida airaghi
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vita morte amore: le tre ferite di un poeta martire

L’intensa e ammirata prefazione dell’ispanista Giovanna Calabrò delinea accuratamente il tormentato percorso biografico di Hernandez, mettendone in luce gli snodi fondamentali che ne hanno segnato la produzione letteraria. Le poesie antologizzate, con testo spagnolo a fronte, provengono dalle quattro raccolte pubblicate in vita, e da una postuma e da altri testi occasionali. La censura franchista aveva bloccato fino agli anni ’80 la produzione dell’opera omnia, in precedenza uscita solo in Argentina. In versi amaramente autobiografici, così Hernandez definiva se stesso: “Con tre ferite io: / quella della vita, / quella della morte, / quella dell’amore”. Predominante negli argomenti trattati è appunto l’eros: “Garofano di campo che richiaman le tue gambe / melagrana con la bocca squarciata di pienezza / cespuglio tremulo di rovi dai dolci denti / dove gettato io vivo”. Il sostantivo “amor” ricorre quasi settanta volte nel volume: altri termini sono ribaditi con una frequenza di poco inferiore: vida, muerte, corazón, insieme a sangre, tierra, viento. Il legame con il paese nativo era vissuto visceralmente, così come quello con le proprie radici contadine, il lavoro di pastore, ostentato con ingenuità mista ad astuzia: “Mi chiamo fango benché Miguel mi chiami, / fango è il mio mestiere e il mio destino / che macchia con la lingua ciò che lecca”. Ma soprattutto la sua vicinanza alla classe degli sfruttati, dei lavoratori, lo fanno “poeta del pueblo”: “Accostati al mio clamore / popolo del mio seme, / albero che con le radici / mi tieni prigioniero, / che qui sto io per amarti /e sto qui per difenderti / con il sangue e con la bocca / come due fucili fedeli”. Poeta sentimentale e non cerebrale, alla sua smaniosa fede politica e alla sua scrittura corposa, vibrante e visionaria, Giovanna Calabrò attribuisce un unico colore: il rosso. “Di sangue in sangue io vengo / come il mare d’onda in onda, / ho l’anima colore del papavero / e papavero sfortunato è il mio destino”.

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Miguel Hernández

(Orihuela 1910 - Alicante 1942) poeta spagnolo. Figlio di pastori, autodidatta, si formò soprattutto sui classici spagnoli. Al primo libro di poesie, Perito in lune (Perito en lunas, 1933), la cui tematica arcadica sembra oscillare fra lussuosità secentesche e seduzioni di gusto avanguardista, seguì, nel 1934, la pubblicazione su «Cruz y Raya», di un auto sacramental Chi ti ha visto e chi ti vede e Ombra di ciò che eri (Quien te ha visto y quien te ve y Sombra de lo que eras). Trasferitosi a Madrid, visse nel fervido clima culturale degli anni precedenti la guerra civile; strinse amicizia con P. Neruda, F. García Lorca, V. Aleixandre. Scrisse La folgore incessante (El rayo que no cesa, 1936), la cui elaborazione documenta la tormentosa ricerca di un dettato poetico di grande trasparenza concettuale,...

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