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Scrittore eccelso, vero storico di tutte le epoche su cui si è soffermato. Veloce nell'espressione intimorisce del passato negletto che l'Europa ha subito, ma direi tutto il mondo, che non conosceva la "tolleranza". Libro che non può mancare in nessuna biblioteca privata, tantomeno in una pubblica. È basilare.
Libro essenziale
Voltaire affronta, con la razionalità e la lucidità che ci si può aspettare da uno dei padri dell'Illuminismo, il tema della tolleranza (o, semplicemente, dell'accettazione dell'altro). Trattato purtroppo ancora molto attuale – e quindi fondamentale – che dimostra quanti pochi passi avanti si siano fatti in questo senso dal XVIII secolo. A tratti un po' lento, perché dopo i primi capitoli l'autore si allontana dalla vicenda di Jean Calas per concentrarsi su questioni strettamente religiose, ma essendo molto breve ne vale comunque la pena (vi sono poi abbondanti ed eccellenti note al testo). C'è poco da aggiungere, lascerò che Voltaire parli per sé: «Non ci vuole una grande abilità, né un'eloquenza molto ricercata, per provare che i cristiani devono tollerarsi a vicenda. Vado più lontano: vi dirò che bisogna considerare tutti gli uomini come nostri fratelli. Come! mio fratello il turco? mio fratello il cinese? l'ebreo? il siamese? Sì, senza dubbio: non siamo tutti figli dello stesso padre, creature dello stesso Dio? Ma questi popoli ci disprezzano, ci trattano da idolatri! Ebbene, dirò loro che hanno completamente torto. Mi sembra che potrei almeno spiazzare l'orgogliosa ostinazione di un imam o di un monaco buddista se parlassi loro press'a poco così: «Questo piccolo globo, che è soltanto un punto, ruota nello spazio come tanti altri globi; noi siamo sperduti in questa immensità. L'uomo, alto circa cinque piedi, è certo poca cosa nella creazione. Uno di questi esseri impercettibili dice a qualcuno dei suoi vicini, nell'Arabia o nella terra dei cafri: "Ascoltatemi, perché il Dio di tutti questi mondi mi ha illuminato; ci sono novecento milioni di piccole formiche come noi sulla terra, ma soltanto il mio formicaio è caro a Dio; tutti gli altri li ha in orrore dall'eternità; il mio soltanto sarà felice, e tutti gli altri saranno eternamente sventurati"». Allora mi arresterebbero e mi domanderebbero chi sia quel pazzo che ha detto una simile sciocchezza.»
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