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scheda di Realfonzo, R., L'Indice 1994, n. 1
Con Marco Fanno siamo a cospetto di uno dei migliori rappresentanti del pensiero economico italiano della prima metà del secolo, famoso, in particolare, per i contributi alla teoria della moneta e alla teoria del ciclo. Tanto per citare due soli libri basterà ricordare il pionieristico "Le banche e il mercato monetario" del 1912 e il ricchissimo "La teoria delle fluttuazioni economiche" del '47. La collana "Scrittori italiani della moneta e della banca" diretta da Massimo Finoia, giunta ormai al sesto volume, opportunamente rende omaggio alla figura di Fanno ripubblicando "I trasferimenti anormali dei capitali e le crisi" del 1935. Fanno definisce "anormali" quei trasferimenti dei capitali "che non derivano da differenze tra tassi di interesse dei diversi paesi" ma che dipendono da fattori quali il pagamento di indennità di guerra, i timori di svalutazione della valuta, un clima di sfiducia verso le banche nazionali. Ora spiega Fanno, il volume dei trasferimenti può essere pari alla differenza tra il prodotto nazionale e l'assorbimento volontario o può eccedere questa differenza. In caso di pagamento delle indennità di guerra, lo stato debitore può - attraverso emissione di titoli del debito pubblico e prelievo fiscale - attingere al risparmio volontario e al risparmio forzato. Lo stato riesce a evitare il deprezzamento della moneta nella misura in cui non fa cadere "il tenore di vita della popolazione" e consente il permanere di un volume di risparmio "per l'incremento annuale della attrezzatura economica". Nell'introduzione al volume, Pier Luigi Porta opportunamente ricorda l'ossatura wickselliana dell'analisi di Fanno e dà conto degli aspetti centrali della sua teoria dei trasferimenti anormali. Peccato che non si sia ritenuto di offrire ai lettori non già la versione del '35 del libro - nota ai lettori italiani - quanto l'edizione inglese riveduta e ampliata del '39.
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