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scheda di Bonifazio, M., L'Indice 1998, n. 2
"Transizioni" come "messa in scena di esperienze fondamentali che punteggiano la vita": questo il filo conduttore dei cinque saggi, individuato nell'introduzione dalla curatrice. Si tratta di una definizione a posteriori, che nasce dal raffronto fra i vari saggi, non di una direzione di analisi scelta a tavolino; la transizione come passaggio, esperienza fondamentale nella vita di una donna, legata alla gestazione e al parto. Non di scritture femministe si tratta - Friederike Mayröcker arriva a dire: "quasi senza sesso, anche se nata femmina" -, ma di scritture "femminili"; il risultato della raccolta di saggi è appunto una "cartografia al femminile del Novecento tedesco e austriaco". Le autrici analizzate hanno sensibilità, esperienze, posizioni sociali e spaziotemporali diverse, ma affrontano la complessità del rapporto fra i sessi, la complessità della vita e della scrittura in direzioni analoghe, per quanto stilisticamente anche molto differenti. Questo confronto serrato con il mondo avviene all'interno del "luogo di chi non ha luogo, di chi è votato alla dimenticanza", ossia la lingua, elemento che rimane comunque acquisito, che si sottrae alla perdita. L'Io sempre più proteiforme delle opere esaminate, costantemente minacciato dalle prefigurazioni tradizionali dei ruoli femminili o da altri linguaggi da rifiutare del tutto, come quello nazista, trova una collocazione precisa e salvifica solo all'interno di una lingua resa radicalmente propria, unico possibile fattore in grado di congiungere frammenti di identità sempre sul punto di disperdersi, di svanire, di soccombere.
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