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Del nuovo libro "Il tramonto della politica" di Emanuele Severino l'ultimo capitolo, prima non èdito, è davvero sommamente interessante. Lo scritto contiene una soluzione per gli interrogativi rimasti senza risposte circostanziate formulati da O. Spengler nel suo "Il tramonto dell'Occidente". Previsione epistemologicamente ineccepibile una grande fine occidentale ma fenomenologicamente inconsistente: cosa intendere per fine, quale fine? Non risposte, ma una soluzione da parte del professor Severino, nel descrivere ontologicamente nel comune destino della politica e della presente decadenza un risveglio intellettuale ed un motivo restante per la politica. Il poco noto poeta, esteta e traduttore Giovanni Raboni ritenne che il Decadentismo in Italia fosse ancora corrente letteraria prevalente; capitò col Romanticismo un ritardo di circa un cinquantennio, nessuna eccezione neppure per l'Illuminismo... Dunque si conceda dovuta attenzione anche ai risvolti filosofici perché non si tratta di segnare la precedenza in cose da compiersi. Trovo che il "Tramonto" quale simbolo che rappresenta il divenire occidentale tautologicamente, scoperto nel destino duplice di politica e di fine di un mondo, inteso razionalmente secondo lo studio dell'esistente, riveli una occasione e ne consista al contempo, sicché alle innumerevoli affermazioni esplicative capaci soltanto di aggiungere domande ancora, si presenti ora, sia pure senza legami espliciti, una soluzione, perché gli interrogativi erano dilemmi. Sicuramente ciò non include né assicura un potere, non avvia una prassi filosofico-politica; tuttavia si tratta di una illuminazione che genera una grande stasi filosofica, culturale, per un Occidente avviato verso un baratro di insensatezza e morte per sola inavvedutezza; per questo la chiarificazione intellettuale basterebbe già. MAURO PASTORE
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