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Gli oggetti ci fanno compagnia. Nella vita conviviamo tutti i giorni con un paio di scarpe, una chiave, un bottone, un soffitto, e non ci facciamo troppa attenzione. Sono 100 gli oggetti di cui Belpoliti parla nel suo libretto, ricostruendone storia e significati. Interessante leggere questi pezzetti, altrettanto facile (almeno per me) dimenticarli.
Recensioni
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"Anche la forma delle chiavi è cambiata. Nelle serrature delle porte si trovano ora inserite le chiavi cosiddette 'americane': con l'impugnatura piatta a forma d'ellisse. Prendono il posto delle chiavi tradizionali, italiane ed europee, con un ampio foro centrale, spesso sagomato a rettangolo". Cos'è la chiave? Come diceva Darwin, si tratta di una "cosa minima", uno di quegli oggetti che fanno parte della nostra vita, ma che ci scorrono attorno inosservati. Esattamente come i bottoni e le cinture, le buste e gli evidenziatori, le lamette e i sedili dei treni. Siamo immersi in un mondo di oggetti, ma questi ci sono così vicini che sembra impossibile notarli. È un fenomeno ottico, ovvero una questione di sguardi. Il problema della contemporaneità è l'attenzione. Abbiamo bisogno di accorgerci, di trovare (o ritrovare) l'appiglio per osservare il mondo, sfuggendo all'"anestesia" che rende tutto prevedibile e solo apparentemente intelligibile.
È in questa direzione che si muove Il tramezzino del dinosauro di Marco Belpoliti, il libro-puzzle dove il particolare riconquista centralità. Strutturato in cento pezzi (originariamente pensati per una rubrica della "Stampa"), dove l'affabulazione è prevalente e accattivante, il libro si prefigge lo scopo di smontare e rimontare quell'oggetto informe definito genericamente realtà, andando oltre i teoremi delle ideologie e, nello stesso tempo, effettuando "un esercizio anche etico, per ritrovare il filo dei nostri pensieri, in una realtà in rapidissima trasformazione che tende ad espellere il pensiero, l'osservazione e la valutazione". Detto altrimenti: se il libro è divertente e sorprendente, non per questo deve essere considerato innocuo. È un attraversamento della contemporaneità che, ingabbiandole nell'ordine di una struttura rigorosa, porta sulla scena un fitto brulichio di presenze riconducibili ad alcune tipologie prevalenti. Al primo posto, con una maggioranza schiacciante, ci sono gli oggetti. Poi le abitudini (il riposo), le mode (Radio Banca) e le categorie umane (i fidanzati).
Cosa spinge Belpoliti a scegliere un obiettivo rispetto all'altro? Probabilmente c'è uno "scatto", una sorta di soprassalto che calamita l'occhio (si tratta del tema di fondo di tutti i suoi libri, a partire dall'Occhio di Calvino) rendendolo sensibile a un dettaglio. Facciamo degli esempi. Di fronte alla nuova "agenda", colpiscono i suoi termini temporali dilatati rispetto all'anno solare (inizia il 4 dicembre e termina il 5 gennaio), e la scansione del tempo lavorativo che ha un termine fissato nelle ore 21. Alla visualizzazione dell'oggetto succede la riflessione: "Macchina del tempo che uniforma e rettifica", l'agenda rende evidente un lungo processo di omogeneizzazione del giorno della settimana e della data, che in origine erano "due modi differenti di datare eventi". È a quest'altezza che lo scrittore attinge a libri spesso rari e curiosi (nel caso in questione si tratta di Ritmi nascosti di Eviatar Zerubavel), oppure (ma anche contemporaneamente) rimonta all'origine dell'oggetto e della tradizione (l'horarium fissato dai monaci benedettini per scandire il ritmo giornaliero dell'attività liturgica).
Varie sono le modalità con cui si mette in moto il percorso della curiosità. Talvolta scaturisce dalla percezione di un cambiamento non necessariamente positivo. Così la voce degli altoparlanti delle stazioni, ormai esclusivamente affidata a un sintetizzatore che si autocorregge, è ingannevole proprio per la sua "impersonalità". Ben diversa era la voce del capostazione che risultava "invitante, capace di formule adatte al momento, flessibile e adiuvante". È il venir meno dell'"intenzione" cioè della situazione concreta che si stabilisce tra chi parla e chi ascolta a ostacolare il transito del messaggio.
In altre circostanze invece la curiosità è attivata da un ritorno, come accade con i guanti, che, superato il gorgo contestatario del Sessantotto (il guanto era stigma del borghese), sono diventati i più efficaci rappresentanti dell'"ideologia contemporanea" del bricolage. Per spiegarlo secondo un'altra sua usuale procedura Belpoliti risale all'etimo della parola. Il termine francese indica "colui che passa da un'occupazione all'altra, che esegue piccoli lavori. E a sua volta deriva da bricole, catapulta, ovvero: lavoro fatto a intervalli". Nella parola c'è tutto il nostro mondo, segmentato, spezzettato, condannato alla discontinuità: "Tutti siamo dei bricoleur, catapultati nella nuova realtà. Per fortuna ci sono tanti tipi di guanti per preservarci dall'impatto".
È una considerazione sintomatica. In effetti lo stesso Tramezzino del dinosauro è un libro da bricouler, una successione di istantanee nate in dieci anni di osservazioni asistematiche, figlie di un tempo frammentato e disperso, che procede per strappi e sussulti. Quanto colpisce è la sua capacità di fare centro, di raggiungere il cuore sfuggente di una contemporaneità accerchiata e immemore. Solo il dettaglio ci salverà?
Andrea Giardina
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