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A oltre 30 anni dalla prima edizione viene ripubblicata, in una versione notevolmente accresciuta, Tradizione e/o nichilismo? – letture e ri-letture di “Cavalcare la tigre”, una delle opere più importanti di Evola. Oltre alla prefazione di Maurizio Murelli che spiega il significato di un’interpretazione di un libro che è alla soglia dei 60 anni di vita, ma sempre attuale e necessario in un’epoca della dissoluzione che profeticamente il filosofo romano prevedeva già nel 1961, troviamo gli scritti dei maggiori epigoni del pensiero evoliano che ebbe risonanza prevalentemente negli ambienti della destra radicale: Alessandra Colla, Carlo Terracciano, Omar Vecchio (con un nuovo apporto), Arthos, Titus Burckhardt, Franco G. Freda e Adriano Romualdi (anch’egli con due elaborati) già presenti nella prima edizione del 1988. Come detto il volume è arricchito da contributi di Aleksandr Dugin, Francesco Marotta, Andrea Scarabelli, Giovanni Sessa, Luca Siniscalco e Gianfranco de Turris. Il punto che tutti gli interventi osservano è che il barone, nella sua definizione di uomo differenziato, cioè di colui che si sarebbe dovuto elevare e porsi oltre il «punto zero» del nichilismo e riaffermare i principi della Tradizione che sarebbero risorti dalla fine del Kali Yuga e ritornare, secondo la teoria dei cicli cosmici a una nuova Età dell’Oro, fu premonitore. Ciò è per certi versi è paragonabile all’eterno ritorno dell’uguale di Nietzsche, su cui Evola si formò ma ne avvertì i limiti. Questa nuova edizione è di fondamentale importanza per comprendere la poliedrica opera di un pensatore complesso e di primo piano nel panorama culturale del XX secolo, i cui libri continuano ad essere letti da chi vuole avere una visione del mondo, della storia e della vita che non siano quelli prodotti dalla società materialista, sia che essa abbia origine dal capitalismo che dal marxismo, entrambi due facce della stessa medaglia, come il Nostro anticipo fin dal 1934 con Rivolta contro il mondo moderno.
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