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Durante una retata della polizia a Villa Borghese, l'agente Antonio Caccavallo (Totò), vedovo con figlio e padre a carico, arresta insieme ad altre donne di vita anche Carolina. In realtà la ragazza è solo scappata di casa perché incinta. Caccavallo l'aveva trovata nei pressi del luogo della retata, e pur essendo autista della pattuglia, aveva preso una avventata iniziativa. Il povero poliziotto è obbligato così dal suo Commissario a riportarla al paese di origine, e consegnarla ai parenti, che si mostreranno scandalizzati per la gravidanza imprevista. Liquidare la pratica Carolina si rivelerà più complicato del previsto, anche a causa della ritrosia della ragazza che già capisce di essere reietta fra la sua stessa gente. Ciononostante Carolina in qualche modo riesce a confidarsi e a legare con il poliziotto, di cui comprende gli obblighi professionali, e che non le serba rancore nonostante gli faccia passare non pochi guai (la ragazza tenta di scappare, ma anche di suicidarsi rischiando di uccidere anche lui).
Il film è una piacevole commedia, con uno sguardo alle sfortune della povera gente, senza grasse risate e con un velo di malinconia. La cosa interessante di questa pellicola è che risulta essere tra le più censurate del cinema italiano, e che uscì con 31 tagli rispetto alla versione originale. Oggi come oggi le motivazioni di censura di allora non impressionano più, ma è interessante leggerne qualcuna (che ho trovato in rete), giusto per capire la mentalità di quel periodo italiano e comprendere che la censura è un efficace strumento per pilotare... fate voi cosa: - non era ammissibile che la protagonista di un film fosse una ragazza madre con manie suicide; - non era ammissibile che nell'Italia della ricostruzione l'eroina della storia si chiedesse fra le lacrime: "Ma che ce sto a fa' io al mondo?". - non era ammissibile che un poliziotto decidesse di avanzare di grado solo per poter avere più soldi alla fine del mese, o che vivesse in una casupola; - non era concepibile che i comunisti fossero dei bonaccioni e i preti troppo concilianti, che i primi cantassero Bandiera Rossa e 'facessero comunella' con un poliziotto per spingere la camionetta in avaria; - non era ammissibile che un poliziotto giocasse al lotto; - Tra le scene tagliate all'inizio del film, in occasione della retata a Villa Borghese, si vedeva un agente che apriva la portiera di un auto ma scusandosi con l'occupante diceva: ""Scusate Eccellenza""; - Caccavallo incarica un vecchio di sorvegliare Carolina, che le chiede cosa abbia fatto e alla risposta di lei ""Ho menato al padrone"" la lascia andare al grido ""Viva la liberta'. Abbasso i padroni, sempre!"" Nella versione censurata la frase diventa ""Viva l'amore"". Insomma, questo Totò in divisa disintegrava il concetto di 'agente di polizia ideale' agli occhi del pubblico, occhi che oggi, dopo la versione restaurata iniziata nel 1999, possono sorridere e finalmente cogliere l'umanità sottratta a quell'agente che fece molto più del su
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