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Nei primi anni Ottanta del XX secolo vedeva la luce questo libretto composto da quel sodalizio di uomini di milizia che si firmava come Gruppo di Ar e il lavoro da loro prodotto è questo Totalità sociale e comunità organica. Il breve studio prende in considerazione le fonti del pensiero antidemocratico, intese come espressione della cultura integrale e dell’organicismo, cioè di quella dottrina politica che concepisce lo Stato come un entità composta da elementi interdipendenti gli uni dagli altri. Gli autori cardinali di questo pensiero, che per semplificazione potrebbe essere definito di «estrema destra», sono noti: Platone, Nietzsche, Evola in primis ma anche Spengler, Jünger, Guènon e Codreanu. La critica alla democrazia svolta da questi pensatori consiste nel fatto che l’autogoverno del popolo, ormai scaduto a livello di plebe, presente nella forma del parlamentarismo nelle principali nazioni europee e d’Oltreoceano, non è altro che il dominio incontrastato dell’oligarchie finanziarie che nel sistema capitalistico-borghese determina la politica di governi che hanno per legittimazione il suffragio universale; quest’ultimo è valutato negativamente dal punto di vista della Tradizione che ebbe nel Medioevo e nella sua suddivisioni in caste, intese non in base al censo ma alla «razza interiore», la sua massima espressione. In una società, o meglio in una comunità, ordinata vige il principio di gerarchia, interpretato come Idea metafisica, che agisce interiormente agli uomini riconoscendoli in una stirpe che li riunisce attorno a un Capo nel quale essi si sottomettono nella libertà e nell’autorità e ne attuano la volontà. Lo Stato organico è quanto di più distante ci sia dal mondo moderno e da ciò che ha prodotto: razionalismo, economicismo e mercantilismo, socialismo. Il documento qui riprodotto è di una particolare importanza in quanto mette a nudo le contraddizioni della modernità e l’esposizione di una dottrina tradizionale alternativa alla decadenza contemporanea
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