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«Io volevo soltanto architettare un labirinto cartaceo... con una contemplazione della morte, ma strabica. Per ridere, sai, per star meglio.»
COMPOSIZIONE: fra un'anestesia e l'altra, fra un by-pass e l'altro, per allegria.
GENERE: un grottesco di chiacchiera e azione. Altrimenti: un non-romanzo travestito da iper-romanzo, e viceversa.
ARGOMENTO: un giornalista con ambizioni di scrittore abbandona per confusi motivi esistenziali il lavoro, la famiglia, gli amici, esiliandosi nel seminterrato d'un grande condominio metropolitano. Qui diviene spettatore, attore e cronista di molte peripezie, fino a uno scioglimento finale che ribalta gli eventi e insinua taluna illazione metafisica e morale.
STRUTTURA: un serpente che si morde la coda: quando tutto sembra finire, tutto sembra ricominciare. Per usare parole grosse, il paratesto entra nel testo e lo confuta. Col maleducato proposito di scoraggiare la credulità del lettore.
PERSONAGGI: marionette per un teatro da camera, mosse da un filo visibile: metà ombre, metà cose salde.
LUOGO: una Roma esangue, fondale dipinto di cui si utilizzano, per pura fascinazione fonica, le più comuni mitologie toponomastiche.
TEMPO: più o meno contemporaneo, con una banda di oscillazione d'una decina d'anni. Diciamo fra il 1990 e il 1999.
LINGUA: a macchie di leopardo, sontuosa e bassa, così da adeguarsi alla natura dell'io relatore, cliente abituale dell'aula e del ritrovo.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Uno tra gli ultimi grandi della letteratura italiana. Si attendono degni eredi.
Bello, da star li con la testa ma bello.
Scrive il maestro Gesualdo in quarta di copertina: un non romanzo travestito da iper romanzo o viceversa. Il paratesto entra nel testo e lo confuta. Col maleducato proposito di scoraggiare la credulità del lettore. Personaggi: Marionette per un teatro da camera, mosse da un filo visibile, metà ombre, metà cose salde. Luogo: una Roma esangue, fondale dipinto di cui si utilizzano, per pura fascinazione fonica, le più comuni mitologie toponomastiche. Lingua: a macchie di leopardo, sontuosa e bassa, dell'io relatore, cliente abituale dell'aula e del trivio. Può bastare? Semplicemente un'opera geniale, un linguaggio, uno stile così magico che solo per la qualità della forma, sembra trasportarti in altre dimensioni dell'essere, se poi aggiungiamo contenuti di tale profondità intellettuale, bè allora....
Recensioni
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