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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2021
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro sul male assoluto, su quella bacatura dell'anima che la tradizione cristiana chiama peccato originale e che il protagonista identifica simbolicamente nel marabù, uccello a cui per questo dà la caccia. Ben ideata la situazione di coma del protagonista, il quale preferisce inabissarsi nell'incoscienza piuttosto che guardare al male compiuto e alla sperdutezza della propria anima.
Concordo con l'ultimo commento. E' originale la struttura di questo romanzo, ma la storia è noiosa e banale. Ci sono tanti personaggi e alcuni inutili. Sembra poi che parlino tutti alla stessa maniera. Ho apprezzato maggiormente Il Lercio e Una testa mozzata, oppure i racconti di Serpenti a sonagli.
E insomma, trovo originale la storia e il modo in cui è costruita, novità per chi non ha mai letto uno come Welsh, ma insomma dire che è stupendo... è esagerato. Fuori dai miei canoni, ma non per questo piatto e noioso, sicuramente. Manca qualche rotella a questo scrittore? Cmq abbastanza scorrevole e veloce nella lettura
Recensioni
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«Sento proprio che mi tocca, o lo penso soltanto? Ho sentito davvero la voce dei miei genitori, o è stata tutta una fantasia? Non ne so niente, e me ne frega ancor meno. Tutto quello che possiedo sono i dati che ricevo. Non me ne frega niente se sono prodotti dai miei sensi o dalla mia memoria o dalla mia immaginazione. Da dove arrivano conta meno del fatto che esistono. L'unica realtà sono le immagini e i testi.»
Welsh ancora una volta non delude chi cerca nei suoi libri quell'intensa e crudele critica sociale, densa di ironia, che ha reso famoso Trainspotting. Anche in questo nuovo romanzo fumi allucinati (ma non da allucinogeni) stagnano nelle pagine, talvolta sollevati da lievi brezze o folate più forti. Fumi che lambiscono tutta la vicenda, spesso trasformandosi in fitte nebbie, talvolta dissolvendosi rapidamente. Sono proprio dissolvenze continue, come in un film "d'effetto" a costruire la storia. Svanisce un'immagine e ne compare un'altra che si sovrappone e prosegue in una narrazione diversa, verso un'altra direzione. Sono le visioni di un uomo in coma, i flash che continuamente appaiono agli occhi (no, alla mente) di un giovane in un letto d'ospedale, isolato dal mondo, ma non così incosciente da non capire che in quel mondo che cerca di trascinarlo "dentro" lui non vuole rientrare: «quaggiù, fra gli agi del mio stato verduroide, nel mio mondo segreto, posso scoparmi chi voglio io, ammazzare chi mi pare, no no no, niente di quella roba, posso fare le cose che avrei voluto fare, le cose che ho cercato di fare lassù, nel mondo vero. Indietro non si torna. E comunque, questo mondo per me è vero a sufficienza, e me ne resterò qui fuori dai piedi, dove non possono venire a scovarmi, almeno finché non avrò chiuso il conto». A fondo, a fondo, a fondo. Questo è il ritornello costante del pensiero. Restare a fondo, sprofondare ancor di più. Per nascondersi, per fuggire, per sopravvivere, se possibile.
Uno scopo nella vita Roy Strang ce l'ha, anche nel suo stato comatoso: uccidere il Marabù, uccello («predatore e spazzino») divenuto nella sua mente simbolo e incarnazione del Male. Un compito che non intende svolgere da solo, ma in compagnia di due fidati amici. Ucciderne anche l'ultimo esemplare, viaggiando con disperata determinazione nell'Africa nera, sulle strade del Kenia, nei parchi naturali... Questo, sì, è ciò che vuole fare. Solo a questo intenderebbe pensare se non ci fosse continuamente qualcuno che cerca di distrarlo: un dottore che vuole sottoporlo a chissà quale nuovo torturante esame, un'infermiera che lo tratta con dolcezza e che gli racconta le emozioni più intime, una madre che vuole fargli ascoltare vecchie musiche e canzoni per farlo "risorgere"... Nato in una famiglia disastrata e dall'equilibrio economico precario, dotato di un fisico greve e di un viso dai tratti popolari, cresciuto in un ghetto periferico di Edimburgo triste e violento con un padre alcolizzato, emigrato senza successo con la famiglia in Sud Africa (dove un ricco zio approfitta più volte di lui), la vita di Roy non prometteva esiti brillanti nemmeno nell'infanzia. Il suo ripercorrerla con la memoria senza nostalgie, senza sentimentalismi, ma con la schietta visione obiettiva di chi riesce ad estraniarsi dal proprio passato, è un merito che gli arriva dalla situazione psicologica e fisica del coma.
Roy lotta contro il risveglio, contro la vita. Vuole rimanere a fondo e proseguire nelle sue allucinate visioni. Vuole dimenticarsi di quella banda di hooligan di cui faceva parte, dello stupro di gruppo commesso contro una ragazza indifesa, dell'alcol, dei manifesti (reali?) che tappezzano le città e che puntano alla "tolleranza zero" contro la violenza a donne e bambini, dei sensi di colpa che lo hanno tormentato a lungo sino al punto di arrivare a scelte estreme.
Welsh ha con lui trovato un nuovo protagonista di vagheggiamenti psichedelici. Non un tossicodipendente come spesso sono i personaggi attorno ai quali ama intessere le storie, ma un uomo sofferente di allucinazioni che, come un drogato, è deciso a non uscire dal torpore, a non abbandonare i sogni. Come sempre nell'opera di Welsh sembra esservi compiacimento per situazioni violente e partigianeria nei confronti dei personaggi negativi. Ma in realtà è la condanna verso questi atteggiamenti a prevalere, se si scava dietro le apparenze. Purtroppo a perdere è sempre la società occidentale nel suo complesso e un riscatto completo dei più deboli non ci sarà, ma una cosa è certa: i "cattivi" questa volta non vincono.
A cura di Wuz.it
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