Marie-Odile Judes, Tito Lupotti, ed. orig. 2000, trad. dal francese di Luisella Arzani, ill. di Martine Bourre, p. 33, € 12, EDT-Giralangolo, Torino 2014
L’ultimo “caso” risale allo scorso marzo quando il Comune acquistò libri per le maestre di asili e scuole dell’infanzia veneziani per il progetto “Leggere senza stereotipi”. Apriti cielo! Fiabe gay nelle scuole di Venezia, titolarono il corrierone milanese e il corrierino veneto, senza nemmeno conoscere i titoli, tra cui spicca un capolavoro assoluto come Piccolo blu e piccolo giallo di Lionni che nel 1959 rivoluzionò la letteratura per l’infanzia, mentre quelli che accennano ai temi della omoaffettività e della diversità delle famiglie raggiungono appena le dita di una mano. Vuol dire che c’è ancora molto da fare. Tito Lupotti è un bell’albo che racconta di papà lupo disperato perché il figlioletto invece di diventare cacciatore di conigli preferisce fare il fioraio e addirittura il profumiere. Inaugura la collana “Sottosopra” sulle differenze di genere meritoriamente e coraggiosamente lanciata dall’editore Giralangolo. Chi si aspettasse prodotti politicamente corretti, didattici e banali sbaglia di grosso, perché si tratta di storie divertenti e spiritose che toccano delicatamente problemi molto seri ma senza prendersi mai troppo sul serio, con quelle illustrazioni semplici e chiare che piacciono ai piccoli più che a esperti e critici. In Una bambola per Alberto un maschietto vuole in regalo una bambola invece del solito pallone. Gli animali dell’Himalaya hanno paura dell’Abominevole Orso e invece scoprono che si tratta di un giocherellone Abominevole orsetto delle nevi. Il trattore della nonna lavora i campi mentre il nonno fa le pulizie e il bucato e cucina. Nel Pianeta stravagante gli scolari scoprono le differenze tra maschi e femmine terrestri. Nella Principessa e il drago la prima salva il principe dal secondo ma poi lo ripudia perché insulso. Signora mia, dove andremo a finire con questi libri contronatura? Da tre anni
Fernando Rotondo