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Anno edizione: 1999
Anno edizione: 2015
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Il terzo album dei FF comincia col "botto" (prime tre canzoni stupende) ma dalla quarta traccia in poi si perde un po' per strada. A mio avviso decisamente non il loro disco più indimenticabile, dei primi quattro è quello che raramente ho riascoltato.
Il terzo album in quattro anni per i Foo Fighters è in realtà il primissimo con la formazione al completo: There is nothing left to lose – lo evidenzia già il booklet, molto bello, del cd – è un'opera di squadra e non una raccolta di canzoni suonate da Dave Grohl con la complicità di qualche amico, come era accaduto per i due precedenti lavori della band. Si sente, d'altronde: in questo disco l'intesa tra basso e batteria è perfezionata nettamente e la virata verso un pop maggiormente radiofonico – come testimoniato dal singolone Learn to fly, instant classic per la band – garantisce la volontà dei Foo Fighters di uscire dalla nicchia dei fedeli dei Nirvana e del grunge in generale che avevano costituito lo zoccolo duro dei fans della prima ora. Il successo dell'album è comunque meritato: ascoltare la scatenata Breakout, la trasognata Next year o Generator con il suo pop rock (tutte diventate singoli, peraltro), per credere; da non sottovalutare inoltre l'apertura energica di Stacked actors e la ballata Ain't it the life, che raccontano fedelmente le due anime del gruppo.
Terzo album dei Foo Fighters, il primo forse in cui sono più "gruppo" rispetto ai due precedenti che fondamentalmente erano tutti opera di Dave Grohl - questo è il primo in cui troviamo Taylor Hawkins alla batteria. Personalmente però trovo questo disco anche molto più scarso rispetto ai primi (e a quelli successivi): si comincia con tre "pezzoni" (Stacked Actors, Breakout, Learn to Fly), ma il resto del disco è un mix pop/rock abbastanza sconclusionato e dimenticabile.
Recensioni
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