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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
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(…) Frutto di oltre quattordici anni di ricerca, Thelonious Monk. Storia di un genio americano è con ogni probabilità (…) la biografia più completa ed esaustiva che sia mai stata scritta su un musicista americano. Partendo dalle vicende degli avi del pianista sullo sfondo della North Carolina schiavista, l’autore traccia un profilo dell’artista giorno per giorno. Le fonti sono molteplici, dalle critiche e dai profili giornalistici ai ricordi di familiari, amici, colleghi e semplici conoscenti. Alla fine del volume troviamo quasi centocinquanta pagine di note: praticamente un libro nel libro. (…) Certo rimane più interessante la prima parte, quella in cui il giovane Monk cerca faticosamente di farsi strada – in particolare il fondamentale periodo del Minton’s, il leggendario locale di Harlem che per un periodo fu la vera e propria fucina creativa dell’artista – e soprattutto di suonare la sua musica, ma la prosa fluente e sciolta di Kelley guida comunque il lettore fino ai capitoli finali, dove il ritmo della vita di Monk rallenta, fino all’acuirsi degli episodi depressivi, al ritiro dalle scene e all’esilio autoimposto nel New Jersey, a casa dell’amica di sempre, la baronessa Pannonica de Koenigswarter. Uno dei principali meriti di questo lavoro è la decostruzione della figura di Monk come idiot savant. “Cappellaio matto”, “Gran Sacerdote del bebop”, o più semplicemente “eccentrico” sono le principali etichette che la stampa ha affibbiato di volta in volta all’artista, complici i comportamenti spesso solo apparentemente privi di logica. Un esempio in tal senso è rappresentato dai celebri “passi di danza” di Monk, che perlopiù avevano la funzione di istruire gli altri musicisti sul tempo dell’esecuzione e sul tipo di swing desiderato dal leader (…). Un altro fulcro del libro è proprio il rapporto dell’artista con la stampa: il primo contratto discografico come leader arrivò proprio in seguito a un’intervista, nel 1947. L’allora trentenne Monk era sulla scena già da diversi anni (…), ma solo dopo un servizio sulla rivista “Downbeat” riuscì a ottenere l’attenzione dell’allora giovanissima etichetta Blue Note Records, lanciando definitivamente la sua carriera. Kelley dedica soltanto una pagina di appendice all’analisi formale del pianismo monkiano, scelta che lascia l’amaro in bocca agli addetti ai lavori, ma tutto sommato condivisibile, vista la mole comunque ragguardevole, di informazioni contenute in questo libro, davvero imprescindibile per ogni appassionato di jazz.
Recensione di Simone Garino
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