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Scritto quando l'autrice era giovanissima, eppure con sapiente storytelling, sembra 'vero' al punto giusto, ma drammatico come solo un romanzo può essere, al punto giusto. Penso che il film non gli abbia reso giustizia; quindi non vi resta che leggerlo :)
Vediamo tutti lo stesso tramonto? Questa è la domanda che si pone l’autrice indossando la maschera del protagonista, Ponyboy Curtis, ed è forse la stessa domanda che formula ogni lettore sfogliando le pagine di questo testo che ha ispirato l’omonimo film di Francis Ford Coppola. Il romanzo è una riflessione lirica sulle diseguaglianze sociali e sull’attaccamento alla giovinezza, stagione della vita fugace, effimera, ineguagliabile. Lo sa bene Susan Eloise Hinton, autrice sedicenne del libro, che si lascia guidare dalla poesia di Robert Frost, per far comprendere ai lettori che tutto passa, che la vita scorre e che “niente che sia d’oro resta”.
Per i membri della banda dei Greaser, giovani dei quartieri poveri della città, accomunati dalle difficoltà economiche e dal fatto di avere alle spalle famiglie assenti se non violente, essere tale non significa solo portare i capelli lunghi e la brillantina o arrotondare stipendi da fame con piccoli furti, ma significa far parte di una famiglia di elezione in cui tutti si guardano le spalle a vicenda e Pony Boy il più giovane della banda in parte è orgoglioso di farne parte, ma vorrebbe un futuro diverso nonostante le difficoltà. La sua storia e quella degli altri Graser colpiscono per la vivacità e la freschezza della narrazione e per la rappresentazione di una violenza sistematica, ma non auto compiaciuta, di un degrado materiale e morale in cui però c'è posto per gesti di sorprendente tenerezza, di coraggio e di altruismo.
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