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Questa graphic novel è costituita da tre racconti: - Industry, in cui l'autrice parla dei vari lavori che ha fatto prima di riuscire a mantenersi solo disegnando fumetti - The infinite wait, che racconta della malattia che ha scoperto di avere (il lupus sistemico) mentre frequentava l'università e di come il periodo di riposo che ne è conseguito abbia portato al suo amore per i fumetti - A strange and curious place, che è un ricordo delle diverse biblioteche che ha frequentato nella sua vita, con particolare affetto verso quella dell'infanzia. Amo lo stile di Julia Wertz, è molto ironica nel parlare della sua vita e non si esime dal raccontarne anche gli aspetti più oscuri (come la dipendenza dall'alcool). Mi piace il rapporto che ha con il fratello di reciproca presa in giro e apprezzo anche gli scrupoli che si pone nel raccontare pubblicamente la vita degli altri. Anche il suo modo di disegnare, non solo le figure umane ma anche gli edifici, è a mio parere degno di nota.
Questo fumetto è la realizzazione di un sogno; diviso in tre parti, l’autrice ci racconta tre aspetti della propria vita, e tra questi il momento più doloroso ma anche illuminante. La scoperta di una malattia autoimmune, il lupus eritematoso sistemico e in concomitanza con il dramma personale, la scoperta della propria vocazione: disegnare fumetti. Ironica e senza filtri, Julia Wertz ci conduce tra i ricordi della propria adolescenza e crescita, tra alcol, lavori vari ed eventuali, la scoperta di sè e l’amore per i libri prima e per i fumetti poi. Disegni semplici, bianco e nero, questo fumetto nella sua semplicità è in grado di appassionare il lettore nonostante le tematiche sul quotidiano. L’approccio iniziale probabilmente potrebbe mettere in difficoltà il lettore proprio per il linguaggio, ma poi ci si affeziona a Julia. Questo fumetto è per chi ama i fumetti e non e per chi ammira la grande passione dell’editoria indipendente nel proporci titoli e autori mai banali.
“The Infinite Wait” è una raccolta di tre racconti: “Industry”, “The Infinite wait” e “A strange and curious place”. Il titolo, “The infinite wait” è una battuta raffinata tra amici ed è curiosa la scelta di intitolare questa serie divertente di avventure della nostra protagonista con una frase lirica. Questa graphic mi ha regalato sani momenti di ilarità: non si può non ridere per le parolacce, le battute sulle scoregge, i momenti con i barboni, le avventure con gli esibizionisti sui pullman, la convivenza con i due coinquilini hippy e scontroso, la nascita dell’amore con Oliver, il collettivo “Pizza Island” creato con le colleghe fumettiste con cui condivideva l’affitto dello studio, i momenti imbarazzanti con la madre e il padre, la volta in cui ha rubato un libro dalla biblioteca della sua città, e tanti altri momenti. Ma assieme all’ilarità permea la graphic novel anche qualcosa di più profondo: quando ho letto “Drinking at the movies” non ero a conoscenza della malattia di Julia Wertz (non ne conoscevo neanche l’esistenza a dire la verità) e mi ha colpito molto la forza dell’autrice che traspare dalle pagine, la consapevolezza che se non si fosse ammalata non sarebbe mai arrivata a diventare una fumettista. Ma non c’è tristezza o rassegnazione in queste pagine: Julia vive e va avanti per la sua strada, seppur tra mille difficoltà e problemi, senza perdere mai il suo umorismo e la sua autoironia.
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