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Ispirato a un fatto realmente accaduto, La terza vita di Grange Copeland è il romanzo d’esordio di Alice Walker: una saga familiare commovente e senza tempo, che annuncia molti dei temi più cari all’autrice. Nell’idillio tra Grange e Ruth, nei loro dialoghi «filosofici» su Dio e sulla società, sulla bellezza e sulla libertà umana, il lettore riconoscerà un’eco delle indimenticabili pagine dedicate a Celie e Shug, le protagoniste del Colore viola.
«Alice Walker non racconta solo la tragica storia di una famiglia del Sud ma anche che cosa significhi crescere nell'inferno di abusi fisici e mentali» - Marco Bruna, la Lettura
Schiacciato dai debiti e mosso dal proprio carattere intemperante e autodistruttivo, il mezzadro di colore Grange Copeland lascia la moglie e il figlio Brownfield per cercare fortuna al Nord. Anni dopo, sconfitto per la seconda volta nella sua ricerca di una vita migliore, fa ritorno nella contea di Baker, in Georgia, solo per scoprire le terribili conseguenze degli errori del passato: ora Brownfield ha a sua volta una moglie e delle figlie, sulle quali sfoga brutalmente le frustrazioni dell’abbandono e della povertà. In un mondo in cui l’ingiustizia e il ciclo della violenza sembrano non avere mai fine, sarà il legame con la nipotina Ruth a restituire a Grange il rispetto di sé e a fargli riscoprire il valore dell’amore e della compassione.
Poco più di cinquant’anni fa Alice Walker si presentò al mondo delle lettere con un romanzo di debutto, La terza vita di Grange Copeland (356 pagine, 18 euro), che fa impallidire moltissimi dei libretti che al giorno d’oggi fanno gridare al miracolo. Influencer, blogger e opinion leader dei libri oggi si sciolgono per molto molto meno. Ma tant’è. Questo romanzo riappare dopo tempo, dopo essere andato fuori catalogo per Frassinelli ed è Sur, nella sua esplicitazione anglofona, Big Sur, a rilanciarlo e a restituirgli vita. Ottima notizia, come sempre quando ci sono di mezzo grandi scrittori (ed Alice Walker lo è, sebbene più di una volta abbia espresso interesse o simpatia per opere antisemite…).
In questo libro (che ha una postfazione dell’autrice), presentato nella traduzione di Andreina Lombardi Bom (molto efficace, considerata la particolarissima lingua originale adottata da Alice Walker), a prendersi la scena sono un nonno e una nipote, Grange e Ruth. Il primo spiega, con pochi fermi concetti, la sua avversione per i bianchi alla seconda.
Grange, in modo molto elementare, illustra come e perché la segregazione razziale sia alle spalle solo sulla carta, perché persista l’oppressione economica, sociale, psicologica. Nella Georgia delle piantagioni di cotone la schiavitù è stata abolita, ma Grange, figlio di mezzadri ne ha viste di tutti colori lungo il corso dell’esistenza. La vita per gli afroamericani resta durissima. In particolare per le donne di colore, anello debole di una catena di violenze, non solo fisiche. Ruth – figlia del figlio di Grange, Brownfield, e di Mem – è uno spiraglio di riscatto, una piccola erede per cui vale la pena ancora tutto, nella testa del nonno, che in qualche modo sostituisce anche la madre della piccola: «A quanto pare non riesco a insegnarti altro che la voglia di sapere le cose. Non ho mai vista nessuna come te quando si tratta di andare a guardare sotto la verità rivelata».
Prima di quel rapporto speciale ci sono tante storie di sopraffazione, violenza, adulterio, ci sono sbornie, soprusi e vendette, di cui spesso sono vittime le donne. Uno spaccato animalesco di un’umanità che non sa essere umana. Grange ha provato a rifarsi una vita lontano da quel buco in cui è nato. Ma non c’è riuscito, ha scoperto che il Nord non è coisì diverso dal Sud. E, tornato alla base, vede che il suo erede, il figlio Brownfield, è, né più né meno, un carnefice come i bianchi che odia e sfoga la violenza che ha dentro su moglie e figlie. Alice Walker riesce a trasmettere questa sconfitta di Grange in modo diretto, ma al tempo stesso poetico, con una prosa molto vicina a quella del suo capolavoro Il colore viola. Riesce però, in fondo, a trasformare il vecchio protagonista, a farlo vincere in qualche modo, con un sacrificio estremo che varrà la salvezza di Ruth, contro le intenzioni di Brownfield.
Le donne, sensuali e sconfitte, seducenti e macilente, sono centrali in questo romanzo di esordio di Alice Walker. La lenta sconfitta di Mem, dall’eloquio troppo raffinato per i gusti del marito («Zitti, adesso parla la mia signora, noialtri stupidi negri la dobbiamo stare a sentire!») è una figura esemplare di resistenza e declino, di sopportazione, anche se infine di sconfitta. Al destino ineluttabile delle donne di colore nella Georgia del Sud forse potrà sfuggire solo Ruth…
Recensione di Micol Treves
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