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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2011
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La vicenda di Luca Marano che impegna la sua parola per un riscatto dei poveri contadini e viene tradito da una donna furba e avventuriera sembrerebbe chiudere la possibilità di qualsiasi riscatto di una infima classe sociale, ma è proprio il sacrificio di questo inconsapevole sindacalista a dare un tenue barlume di speranza, perché forse, solo uniti, si può giungere alla meta. In Signora Ava il periodo storico era antecedente di più di mezzo secolo, al momento culminante del processo di unificazione dell’Italia, con le speranze spezzate delle classi più deboli; in questo romanzo invece il paese è già unito, è da poco uscito dalla Grande Guerra, anche questa infarcita di promesse non mantenute, e corre l’anno 1922, quello della marcia su Roma e dell’avvento del fascismo. La povera gente della Marsica, oltre ad avere come nemica la miseria, la tracotanza dei capitalisti e del mondo finanziario, l’indifferenza di uno stato sempre più prono di fronte al potere economico, ora ha un nuovo pericolo, il fascismo appunto, mano armata di chi da sempre comanda per conservare la propria posizione di privilegio. In questo romanzo corale, in cui la ribellione dei contadini traditi non è armata se non dalla pacifica occupazione delle terre promesse, da loro faticosamente dissodate in virtù della promessa di essere concesse in enfiteusi, promessa disattesa, la trama, i protagonisti, perfino l’ambiente e l’atmosfera formano un grandioso quadro d’insieme che non è solo lo spaccato di un’epoca, ma è il pianto disperato di chi soffre da sempre senza riscatto. Forse qualcuno potrebbe trovare una matrice politica, un’ispirazione socialista, ma la visione di Jovine esula da qualsiasi preconcetto, è l’urlo di dolore di chi rivendica la dignità di essere umano, è la descrizione impietosa di una condizione di sudditanza, è la narrazione dell’anelito di una moltitudine a una vita migliore. Le terre del Sacramento è assolutamente da leggere.
Lettura non sempre semplice da portare avanti. Il contesto è abilmente delineato per permettere al lettore d'immergersi nel libro.
Non mi é sembrato un libro particolarmente interessante. Si risveglia nelle ultime trenta pagine, con un estremo finale prefico che mi é piaciuto molto, ma il resto della vicenda scorre lento con una miriade di personaggi che, pur ben rappresentando i diversi aspetti della società di provincia del Meridione, creano qualche problema d'orientamento al lettore. Sicuramente é un bell' affresco dell'origine dei problemi del nostro Sud, ma spesso Jovine non riesce a superare la mera rappresentazione verista ovvero di messaggi più universali ne vengono trasmessi pochi ed anche quei pochi sono concentrati all'ultimo.
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