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Un libro scritto molto efficacemente, anche nella sintesi di avvenimenti storici che hanno contrassegnato l’epopea della emigrazione (soprattutto veneta) per la “battaglia alle paludi” fortemente voluta dal regime fascista, in particolare nell’ottica dell’antiurbanesimo, tentando così di evitare che la stragrande massa di poveri e di contadini potesse ingrossare le città dove avvenivano proteste negli anni venti. La terra era la fonte primaria di ricchezza, una terra dove i proprietari terrieri si concentravano sottraendo le proprietà medio-piccole di coloro che annaspavano per vivere, riducendoli in miseria. Altro fattore rilevante è stato il tradimento alla promessa fatta ai combattenti della prima guerra mondiale di dar loro terre. Tra “Quota 90”, battaglia del grano e altre iniziative del regime, i ceti meno abbienti si impoveriscono, peggiorando le già gravi condizioni di vita di molte famiglie. Ecco che la bonifica integrale - delle paludi laziali, lucanesi, sarde,campane, pugliesi, calabresi, siciliane, dalmate e venete - assume scopi economici, agricoli nonchè sanitari (stante la malaria che fu terribile in quegli anni ). A tacere della “quarta sponda” delle colonie in Somalia, Eritrea, Libia. Ma le autorizzazioni a spostarsi erano accentrate nei prefetti, assumendo per volontà istituzionale di allora criteri quali la devozione al sistema (ex combattenti) assieme alla valutazione della forza lavoro (maschi) e della famiglia (donne capaci di lavoro, giovani, ecc.) ovvero rispondenti a dei “fattori della convergenza” (E. Brunetta) . Sorgono città nuove (il “fascismo di pietra” di cui parla E.Gentile) assieme ad un controllo diretto a “sagomare” i coloni che sono schiacciati tra l’obbedienza servile e le necessità di indebitarsi per sopravvivere Numerose, anche toccanti, foto e alcune testimonianze sincerano il lettore, tra altro, sulle condizioni di lavoro e di vita di quei coloni, del loro rapporto con quel territorio e col regime fascista.
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