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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Teoria della prosa, il cui titolo ricalca le opere dei maestri del formalismo russo, si inscrive nel solco in cui teoria e pratica della finzione risultano inscindibili.
«Pur richiamandosi alla tradizione critica del formalismo russo fin dal titolo, "Teoria della prosa" è piuttosto uno di quei saggi sulla letteratura pieni di gustose prese di posizione arbitrarie, che non di rado i grandi scrittori regalano ai loro fortunati lettori.» – Gennaro Serio, il Venerdì – la Repubblica
Il volume, pubblicato per la prima volta in Argentina due anni dopo la sua morte, raccoglie il ciclo di lezioni tenuto da Ricordo Piglia all'Università di Buenos Aires nel 1995. Nel corso di questo seminario Piglia e gli studenti leggono alcuni testi di Juan Carlos Onetti. L'analisi non e di natura monografica; il discrimine nella scelta dei testi e formale: si tratta di opere collocabili tra la forma breve e il romanzo. Il percorso che Piglia delinea si svolge intorno a un doppio asse, e le pagine di Onetti diventano occasione e strumento per rispondere a una domanda precisa: che cos'e questa forma ambigua? Che cos'e la nouvelle? Attraverso il dialogo con Poe, Deleuze, Auerbach e Sklovskij, Piglia definisce il nucleo di tale forma: uno spazio vuoto di cui, dall'interno della narrazione, si e all'oscuro. Si tratta di una peculiare posizione del narratore, il cui statuto di ambiguità e esemplare nei casi di Henry James e William Faulkner e, allo stesso tempo, dell'assetto di tale vuoto che sembra rispondere a ciò che Borges ha definito "causalità magica". Il lettore ammirevole non si identifica con i personaggi del libro "ma con la mente che ha concepito quel libro", scrive Nabokov. Ed è muovendo dalla prossimità con il punto di vista della composizione che Ricordo Piglia prende la parola in Teoria della prosa.
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