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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2014
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"Dal film di grande successo "Vacanze di Natale" dei fratelli Vanzina verrà tratto un romanzo!". In una delle sue geniali freddure Nino Frassica fa leva, ribaltandola, su un'abitudine del cinema: ricavare un film da un libro di successo (spesso con esiti discutibili...). Tornando seri, Pasolini aveva già fatto qualcosa di simile quando, nel corso del 1968, aveva realizzato prima il film "Teorema" poi l'omonimo romanzo: che, sono parole dell'autore, "più che un racconto, è quello che nelle scienze si chiama referto" e che "non è realistico, ma è al contrario, emblematico... enigmatico..." (p. 18). Se da un lato riassumere la trama non è difficile, dato che si tratta della "descrizione di una vita famigliare (...) di una famiglia piccolo borghese" (p. 9), dall'altro è quasi impossibile catalogare "Teorema" in un genere, e ognuna delle etichette "romanzo", "simbolo", "parabola" (quest'ultima usata dall'autore stesso), "lirica", "prosa d'arte" e così via sarebbe da sola riduttiva. Forse si potrebbe azzardare che "Teorema" sia una sorta di apologo visionario sull'ipocrisia di fondo di una classe sociale, la borghesia, e di indugio sul fascino che la poesia e il senso del sacro hanno esercitato sullo scrittore. Del libro ho apprezzato l'apparente semplicità e l'icastico descrittivismo da sceneggiatura cinematografica (non a caso...), nonché la consueta vitalistica disperazione dell'autore e alcuni saggi di grande perizia stilistica. "E' un urlo che vuol far sapere, / in questo luogo disabitato, che io esisto, / oppure, che non soltanto esisto, / ma che so. E' un urlo / in cui in fondo all'ansia / si sente qualche vile accento di speranza; / oppure un urlo di certezza, assolutamente assurda, / dentro a cui risuona, pura, la disperazione." (p. 193) "Io sono pieno di una domanda a cui non so rispondere." (p. 191)
Un libro meraviglioso e spettacolare. Da leggere assolutamente!
Teorema sembra essere il “romanzo” più indicato per coloro che di Pasolini non hanno mai letto niente. Ho inserito la parola romanzo tra virgolette perché lo stesso autore lo definisce più come la descrizione di un avvenimento. La trama è molto semplice: un estraneo entra in una famiglia borghese rompendo tutti gli equilibri. Equilibri precari, perché la presenza di quest’uomo non fa altro che portare a galla i problemi preesistenti di ogni componente della famiglia e guidarli verso l’esasperazione. Ognuno di loro si innamora dello straniero: amore carnale, amore filiale, amore omosessuale, amore adultero. Quello che colpisce violentemente sono i processi psicologici. Pasolini non utilizza un linguaggio chissà quanto crudo, ma riesce a trasmettere dei concetti così primordiali e terribili da farti attorcigliare lo stomaco, da provare un senso di vuoto e di nausea.
Recensioni
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