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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
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la visione dell'autrice come sempre si è dimostrata attenta, sensibile, molto femminile.. o almeno come dovrebbe essere uno spirito femminile nel mondo delle idee.
"Un libro gentile" così lo definirei.Una storia piacevole narrata con tono pacato e voce plurale ad un plurale destinatario. Mi ha colpito infatti l'espediente narrativo di un generico NOI che si rivolge continuamente ad un gruppo di lettori, non ad uno soltanto.
Un romanzo che racconta il senso di accoglienza tutto femminile che porterà gli ultimi della terra al centro delle attenzioni delle donne del paese. Donne forti e forti soprattutto della loro fragilità, quella che emerge al ricordo di figli lontani che ormai non tornano nemmeno per Natale, di mariti assenti e di case da lustrare nonostante siano decrepite fin dalle fondamenta. Saranno loro, prima con titubanza, poi con sempre crescente solidarietà, a dare una mano a chi fugge dagli orrori, ad aiutare a sistemare il Rudere, a creare un orto di vicinanza, ad aprirsi al mondo ostile ad accettare e favorire nuovi amori a far nascere nuove vite e su loro cadrà, improvviso, il dolore di un ulteriore distacco. I profughi sono solo di passaggio per quella terra che non può offrire nulla e partiranno, senza rimpianti, per quell’Europa sognata dove cercheranno i giorni di domani. Cosa resterà alle donne del paese? Il ricordo di quei giorni diversi accomunati ai ricordi dei figli lontani. E’ tutto permeato di malinconia il nuovo romanzo di Milena Agus, quella malinconia che ti fa immaginare la comunione con i figli nei giorni di Natale, il desiderio di apparecchiare con i piatti buoni quella tavola bandita cui si sa giù che nessun figlio tornerà. Quella malinconia che non ti impedisce di vivere ma ti fa sopravvivere in attesa di quel giorno in cui forse torneranno e intanto si accolgono figli di altri che il mare impetuoso ha portato sulle sponde dell’isole e li si sente propri e per loro ci sarà la stessa malinconia. Bella la narrazione che procede come un lungo diario in cui si intrecciano i sentimenti dei migranti delusi dal luogo che non è l’Europa sognata, le vite dei volontari, ognuno con un suo passato a volte da rimuovere, le frustrazioni degli abitanti e soprattutto delle abitanti di un paese ridotto a rango di frazione dove non passa più nemmeno il treno, tutti, però con la speranza che qualcosa, prima o poi arriverà.
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