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Anno edizione: 2021
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Un romanzo amaro, ironico, abrasivo, che rivela una nuova voce di inusuale freschezza, in cui il sorriso e l'emozione convivono a ogni pagina. Gianni Solla si fa spazio tra gli scrittori capaci di affrontare il dolore a viso scoperto, con grande fiducia nella letteratura.
«Gianni Solla fa volare libro e lettore, e poi gli offre, come appiglio per tornare già, l'ultima parola dell'ultimo rigo dell'ultima pagina: "madre", guarda caso. Non esiste richiamo più perentorio, o commiato più efficace. Né miglior modo per sottintendere, altrettanto amorevolmente: e adesso tutti a casa, forza, ché ognuno ha la propria tempesta» - Nicola H. Cosentino, la Lettura
«Questo libro racconta con grande maestria la difficoltà dei rapporti tra genitori e figli. Gianni Solla è bravissimo a interpretare le emozioni che albergano nel protagonista del libro.» – Carmen Recupito per Maremosso
«Se una cosa la puoi scrivere, allora vuol dire che la puoi capire.»
All'istituto Santa Sofia, Jacopo è il solo maschio della classe, e a otto anni il suo rapporto con le donne è già complicato. A partire da quello con la madre, che gli fa imparare a memoria versi di Majakovskij, spegne i mozziconi di sigaretta nei piatti ed è divorata dalla voglia di vivere. Per le suore della scuola è chiaro che quella ragazza con la maglietta troppo corta è all'origine dei comportamenti di Jacopo: taciturno, fin troppo interessato alle gambe delle sue compagne e soprattutto fissato con la scrittura. I suoi temi, che hanno sempre lei come protagonista, fanno il giro della scuola. Sua madre e suo padre non vivono insieme ma non hanno mai smesso di litigare furiosamente, lei in italiano e lui in napoletano, lui macellaio e lei segretaria della Brahms edizioni musicali. Una notte, Jacopo e la segretaria – cosí lui chiama sua madre – si trasferiscono abusivamente in una palazzina popolare al Rione delle mosche: due buste, una scatola, e lo zaino di scuola come unico bagaglio. L'ascensore non funziona e il bagno è senza porta, ma c'è un solo letto in cui dormire: se Jacopo dovesse scegliere un momento perfetto della sua vita, indicherebbe quello. Nel rione c'è anche la macelleria di suo padre, e il pomeriggio Jacopo si chiude nella cella frigo a riempire di parole i fogli per incartare la carne. Quella di Jacopo è un'educazione sentimentale fallimentare, e a leggerla scappa spesso da ridere. Un incontro disastroso dopo l'altro, fino alla catastrofe definitiva: l'incontro con Veronica, maestra di meraviglia e di fuga. Un romanzo amaro, ironico, abrasivo, che rivela una nuova voce di inusuale freschezza, in cui il sorriso e l'emozione convivono a ogni pagina. Gianni Solla si fa spazio tra gli scrittori capaci di affrontare il dolore a viso scoperto, con grande fiducia nella letteratura.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"A carnevale mia mamma mi vestiva da Hitler. Ma come le saltava in mente. Le mamme degli altri bambini non ci invitavano, e io e lei andavamo a festeggiare all'autogrill a Capodimonte con una finta copia del Main Kampf appoggiata su un tavolino a forma di spicchio di pizza." Di incipit come questo ne ho visti pochi; geniale. Nel mio filone di lettura "madri" (moribonde, strane, assenti, anaffettive, iperprotettive, putative, non-madri per scelta) la madre di Tempesta madre si classifica nella categoria madri=donnemoltoamatechepossonodevastarepersempreirapportideifigliconlealtredonne. "Fu l'introduzione ad un capitolo speciale della mia vita che intitolarei: Donne che vanno dallo psichiatra. In seguito ne avrei incontrate altre, tutte più o meno a pezzi come era mia madre in quel periodo." Una donna esagerata, nell'accezione etimologica di donna che trasborda gli argini; sempre inopportuna, è la classica Madre/Figlia, quella che un bambino si accolla un po' come una disgrazia, un po' come la cosa che rende indimenticabile la vita. sotto la pelle bianca. Da Napoli emergono nomi di luoghi, parole che nominano oggetti della vita quotidiana, ma soprattutto, imponenti, le palazzine formicaio del Rione delle Mosche. San Giovanni a Teduccio, il rione (come Rione è quello di Gianturco di Ferrantiana memoria) è un luogo di formazione della personalità e anche quando "crolla", lascia le sue fondamenta incastrate nella crescita di Jacopo. Mi sono molto piaciuti i caratteri del Maschile e del Femminile costruiti da Solla, donne forti come la nonna e Veronica, uomini muscolosi, ma che fanno della cura una ragione di vita, come il padre macellaio e persone fragili, come Jacopo e la Madre, che contengono entrambi, in una confusione di sé che li fa umani, troppo umani. Il finale degno dell'incipit
Libro sicuramente molto bello, in cui il protagonista fa parte di una famiglia disfunzionale, tema onnipresente nella letteratura contemporanea, quasi inflazionato. La lettura è scorrevole, nonostante talvolta vengano riportati episodi della vita del protagonista che poco sembrano pesare sull'economia complessiva del romanzo.
Uno dei romanzi più belli che io abbia mai letto. Consigliatissimo.
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