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Il tema del doppio nella letteratura moderna - copertina

Dettagli

2008
2 luglio 2008
172 p., Brossura
9788873952763

Voce della critica

Un lettore potrà forse legittimamente domandarsi: «ancora un libro sul doppio?». È dunque bene dire subito, evadendo bellamente simili interrogativi, che questo volume va letto, e per almeno tre ragioni forti: il curatore è l'autore di Homo duplex (il Mulino, 1991) e uno dei più fini e avvertiti conoscitori della letteratura (italiana e non) fra Ottocento e Novecento; di una letteratura che, dopo i fasti dell'antichità e il loro più o meno costante riemergere in epoche successive quali il Medioevo e il Rinascimento, fa del tema del doppio una chiave d'accesso a sé stessa, un 'simbolo preferenziale', il destino di molti personaggi, se non di tutti. Di più, nonostante il titolo non ne dia propriamente conto, non di sola letteratura si tratta; e infatti, l'impiego di altri termini, nel corso del lavoro, ci introduce a una ricerca sul doppio di taglio interdisciplinare e, direi, in fieri. Ci sono contributi che investono anche sul cinema (è il caso di Massimo Fusillo, oggi l'esperto del tema in Italia, in apertura di volume), su picchi della contemporanea narrativa di genere (con Silvia Albertazzi che punta su Paul Auster e Stephen King, che dalla letteratura è spesso stato escluso), su un'estesa cultura d'oltralpe tesa criticamente tra Barthes e Derrida, prima che fra Racine e Perec, e anche tra il fumetto di David B. e Houellebecq (è il caso di Franca Zanelli Quarantini, che fa una scalo significativo intorno a Schwob, di cui invito a rileggere il Cœur double nella recente edizione di Jean-Pierre Bertrand: Flammarion, 2008). E se non può non mancare l'alta resa letteraria dell'universo russo, da Pogorel'skij (nom de plume di Perovskij) a Dostoevskij, ma anche via Hoffmann (come nota subito Gabriella Imposti), c'è anche il microcosmo del poeta, di chi il doppio lo sta ancora vivendo, in maniera intima e non conclusa, e lo commenta come un work in progress, come una mise en abyme, in dialogo serrato con un doppio speciale, il critico, in agguato, tra dedans e dehors: ed è il caso di Maurizio Cucchi a colloquio con Alberto Bertoni, che peraltro (quasi a moltiplicare l'azzardo ermeneutico) è anche poeta, 'in trincea'. Infine, questo libro si legge bene perché nasce da lezioni (anche da registrazioni), di cui resta felicemente più di un'eco nel lavoro scritto, nel volume stampato: e questa è una virtù e non un limite. Gli specialisti della Scuola superiore di Studi Umanistici dell'Università di Bologna non si parlano addosso e anzi sono protesi verso l'esterno, il pubblico, sul quale riversano tante informazioni, con passione, divertimento, volontà di comunicare, dibattere, precisare. Nel contributo del curatore, per esempio, ci sono dati ribaditi, presenti in altre sue ricerche, ma anche tante parentesi, tante note: in una di queste si precisa che il déjà vu, formula che un recente libro di Bodei data al 1876, è già in un testo di Gualdo che risale al 1874. Accademia? No. Voglia di condividere un dato, un eventuale dibattito sulla modernità di certi nostri scrittori ormai persi di vista dai più, con l'intenzione di essere utili, ancora, alla comunità di lettori della saggistica, che, specie nelle sue forme letterarie, è poco gettonata dall'editoria. La collana «il varco» della Bononia University Press, diretta da Pasquini e Roda, cerca in tal senso di colmare un vuoto e lo ha fatto, finora, con contributi significativi di Mangini, Campana, Cottignoli, Ruozzi e, per l'appunto, Roda. Luciano Curreri  

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