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scheda di Enrietti, A., L'Indice 1997, n. 4
Due sono i modelli di sviluppo delle telecomunicazioni cui fa costantemente riferimento la Mansell, quello idealista e quello strategico. Il primo modello, prevalente nel dibattito internazionale, vede nello sviluppo tecnologico, in un mercato in cui non esisterebbero barriere all'entrata e all'uscita, l'affermazione della libertà e della concorrenza, con benefici soprattutto per i consumatori; tale posizione è espressione anche del mito secondo cui i prodotti dell'innovazione scientifica e tecnologica sarebbero per se stessi la soluzione di problemi che invece hanno radici istituzionali e sociali. Il modello strategico, condiviso dall'autrice, parte invece dalle teorie oligopolistiche per riconoscere che la concorrenza si svolge tra un numero limitato di imprese e che i cambiamenti tecnologici esprimono in realtà relazioni di potere. La tesi dell'autrice è che i mutamenti in corso tendono a segnare il passaggio dal monopolio all'oligopolio e che le innovazioni tecnologiche e istituzionali possono servire a mantenere il potere di mercato di alcuni fornitori e di alcuni utenti: la dinamica del settore risulta pertanto segnata dall'interazione tra poche istituzioni private (fornitori di servizi, fornitori di impianti, principali utenti multinazionali) e l'apparato pubblico di regolamentazione sottoposto a una forte spinta per l'abbandono dell'attenzione all'interesse collettivo, criterio che aveva guidato lo sviluppo delle telecomunicazioni fino agli anni ottanta. Centrale per la Mansell è la regolamentazione sulla standardizzazione e sulle condizioni di interconnessione, quegli elementi cioè che possono garantire l'effettiva molteplicità dei soggetti operanti sul mercato.
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