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scheda di Politi, P., L'Indice 1992, n. 8
Una psicoanalista di bambini e di adulti, dopo avere presentato l'evoluzione dei modelli teorici disponibili e la possibilità-necessità di maturarne uno personale, traccia i fondamenti della relazione analitica con il piccolo paziente: il disegno, il gioco, il sogno, il dialogo, il rapporto con la famiglia. Ciascuno di questi elementi viene presentato in una prospettiva sufficientemente fedele alla tradizione psicoanalitica pur nel rispetto della continua evoluzione dei modelli e in una elaborazione sufficientemente inedita da essere avvertita come qualcosa di nuovo e originale.
Il disegno, a esempio, può essere utilizzato in maniera più classica come un insieme di elementi in attesa di decodificazione ma anche - nella prospettiva inaugurata da Winnicott - come qualcosa che rimanda al funzionamento mentale della coppia nell' hic et nunc. La stessa articolazione può valere, secondo Ferro, per il gioco: quando siano rispettate le condizioni di "insaturità" e di "riconoscimento della trama affettiva" sottostante il giocare consente l'elaborazione trasformativa delle angosce più profonde. La stessa capacità di fluttuazione fra modelli diversi viene proposta dall'autore per la comunicazione dei sogni e per il dialogo analitico o per i personaggi che in questo compaiono.
Nella prospettiva tracciata da Ferro tutte le situazioni adombrate non fungono solamente da strumenti del lavoro analitico ma divengono modalità comunicative paziente-analista, in continuo passaggio dall'una all'altra quando non simultaneamente presenti.
Appare evidente che per lavorare in un simile contesto all'analista si richieda molto più di un'osservazione partecipata: si richiede la messa in gioco, si potrebbe dire in campo, delle proprie angosce e difficoltà quando non dei propri aspetti più nascosti e forse patologici.
Abbiamo l'impressione che qualcuno non condividerà questo "modo lieve" (così nella prefazione Luciana Nissim Momigliano) di fare psicoanalisi; altri diffiderà della posizione teorica (ma c'è una posizione teorica nel libro? qualcosa di posto, una volta per tutte?); altri ancora potranno sperimentare una sorta di disorientamento fra i differenti vertici storici dell'evoluzione psicoanalitica stupendo di come accanto a un'interpretazione più classica trovino spazio il modello kleiniano delle fantasie corporee o il concetto di campo relazionale mutuato dai Baranger, che vede l'analista parte senziente e dolente della relazione. E però man mano che si avanza nel testo e ci si appassiona alle straordinarie vicende dei piccoli pazienti ci si accorge che al di sotto del ricchissimo materiale clinico manifesto, c'è un contenuto latente, sotteso a tutto il volume: che tutto quanto viene detto a proposito dei bambini trova il suo fedele corrispettivo nel trattamento degli adulti.ln questo senso nella presentazione Giuseppe Di Chiara può definire il libro "atlante di tecnica psicoanalitica": tentativo riuscito, cioè, di illustrare gli spessori della relazione analitica, quella dei bambini come quella degli adulti, mostrando con delicatezza il faticoso cammino percorso.
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