Sopravvive alla diffusa crisi economica, anzi, trova nuove strategie per diffondersi, resistere, continuare il suo articolato destino comunicativo e artistico: è il teatro. Il suo pubblico non conosce un reale calo di presenze, tant'è che dalla sua vitale necessità si è generato, in Spagna, il "microteatro", ovvero una rappresentazione teatrale di breve durata, rivolta a un pubblico di poche persone, in uno spazio piccolo, anche insolito, privato, che però permette tante repliche, accessibili a tutte le tasche, con la garanzia di uno spettacolo che, grazie al suo minimalismo e alla sua facile diffusione, riscuote successo e conferma l'interesse per la performance artistica che sia capace di sorprendere e coinvolgere gli individui. Questo libro racconta di un felice connubio realizzatosi, a partire dall'inizio del XXI secolo, fra l'antico genere del teatro e la formazione. In realtà, "il teatro che viene collegato al mondo della formazione non è una creazione recente"; già nel XVI secolo i gesuiti inserirono il teatro nel curricolo formativo della propria classe dirigente. È poi dal 1970 che si inizia a parlare di "teatro didattico", ovvero di un mezzo finalizzato all'apprendimento; da qui si svilupperà il "teatro a scuola", che conosce addirittura la stesura di protocolli d'intesa interministeriali a metà degli anni novanta. L'evolversi di questa idea di un teatro utile alla didattica è ben spiegato nel capitolo Il teatro nei processi formativi di Maria Buccolo. Perché non sfugga il limite che separa il teatro come prodotto estetico dal teatro come formazione tecnica, si chiarisce che in questo contesto non si tratta di "teatro di regia, ufficiale, elitario, professionistico", bensì di utilizzo delle tecniche teatrali nella formazione professionale. Come spiega Silvia Mongili a proposito del modello di formazione ludica proposto con il Trap (Teatro ricerca azione partecipativa), le tecniche ludico-teatrali che interessano "guardano alla ricerca e al ritrovamento di sé, del proprio corpo, e delle proprie emozioni, dei propri pensieri, della propria storia". Ma se il teatro ha una storia secolare, nuova è la figura del formatore: è una professione incerta, sfuggente, costantemente in via di definizione e di riconoscimento. Il formatore ha "una grossa responsabilità non solo contenutistica, ma anche esistenziale, poiché forma i soggetti" e, quindi, richiede competenze che abbiano a che fare con la comprensione, di sé e degli altri, con il contesto, la progettazione, la comunicazione; ovvero con quegli aspetti che curano, nella persona, il suo saper stare in relazione. Compito del formatore è l'"aiutare a imparare" e pertanto la sua attenzione non è tanto volta alla trasmissione di contenuti, quanto alla gestione delle emozioni (attivate dalla psiche, manifestate dal corpo, veicolate dalla parola) che entrano in gioco quando si apprende o si agisce in un gruppo. Le possibilità offerte dalla pratica dell'azione teatrale vengono incontro a questa necessità: con il teatro applicato ai contesti formativi, l'obiettivo da raggiungere è "la presa di coscienza dei propri modi di comportarsi, di comprendere la molteplicità delle variabili che vengono implicate nelle relazioni interpersonali ed elaborare dei nuovi comportamenti per cambiare se stessi e contribuire al miglioramento della vita nei contesti di applicazione". Nasce così il "form-attore", ovvero il professionista della formazione che ricorre al teatro come a una metodologia di tipo esperienziale. Le tre autrici, ciascuna con curricolo pedagogico e universitario, vantano anche una personale esperienza con l'attività di teatro, ed è sulla base di questa conoscenza diretta che possono illustrare in modo chiaro e pragmatico i risvolti che uniscono l'applicazione delle tecniche teatrali ai contesti educativi e formativi. Il volume contiene diversi contributi per illustrare, in modo sintetico e sistematico, l'attuale panorama dell'offerta teatrale attenta alla formazione. Per citarne alcuni: Maria Buccolo illustra il teatro nell'impresa e nella cooperazione internazionale; Elisabetta Tonon scrive su teatro e animazione, teatro nella scuola, nella sanità e nel penitenziario; Silvia Mongili sul teatro nel sociale nell'ambiente. Di redazione collettiva sono le schede sulle Esperienze pratiche di teatro e formazione, repertorio molto utile di progetti realizzati in vari ambiti di lavoro e educativi. A conclusione, utili schede per il monitoraggio e la valutazione del teatro nella formazione e brevi interviste a illustri "form-attori". È un libro che "serve", perché offre concreti spunti e suggerimenti a chi lavora in ambiti educativi fondati sulla relazione, a chi vuole sapere qualcosa di più sulle recenti modalità di formazione, a chi, già addentro alle cose, vuole avere un panorama dei progetti in corso e dei principali punti di riferimento nel campo. Rossella Sannino
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