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Gran bel libro, molto scorrevole e realistico nella descrizione delle condizioni dei tassisti del Cairo, che vivono la giornata nella speranza di arrivare al giorno dopo, nella continua ricerca di una vita "normale". Toccante ed allo stesso tempo comico in certi punti, consigliato a tutti, in particolare a chi vuole sapere quel qualcosina in più sulla vita di una categoria in condizioni di perenne miseria, che non troverebbe in altri libri.
avendolo letto anche in arabo posso solo complimentarmi con l'ottimo lavoro,innovativo,che il traduttore a compiuto sul testo,soprattutto nella resa del dialetto egiziano. per quanto riguarda il "romanzo",a mio parere sarebbe meglio parlare di resoconto,è avvincente,spudorato,duro...ed è sicuramente una espressione della "nuova" letteratua arabo/egiziana...quella della corrente realista che prende gli argomenti da trattare direttamente dalla strada...degno compagno di un altro scrittore formidabile...'ala al-aswani con il suo primo romanzo"palazzo yakoubian".sicuramente se nagib mahfuz fosse ancora vivo esprimerebbe la sua gratitudine a questi scrittori che, con tutti i rischi che sorgono nello scrivere con tanta voglia di realtà in un panorama socio politico come quello egiziano,si mettono in discussinone cercando di mostrare al meglio cos'è l'egitto oggi......con i suoi pregi e i suoi difetti.
Ed è proprio la scelta dell’arabo colloquiale che deve aver posto non poche incertezze al traduttore, fino a condurlo alla scelta di appoggiarsi al suo retroterra culturale: i dialoghi sono stati infatti resi con l’uso di locuzioni tipicamente campane (ma uno dei racconti, Filosofia del tassinaro, è in romanesco) che, se da un lato potrebbero avere l’effetto di decontestualizzare il racconto, fino a disorientare il lettore, dall’altro assicurano agli scambi la vivacità urbana che l’uso dell’italiano avrebbe forse penalizzato.
Recensioni
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A patto di non considerlarlo un romanzo, Taxi è un libro magnifico. Khaled al-Kamissi (giornalista, regista e produttore cinematografico) vi ha raccolto cinquantotto sbobinature fittizie di altrettanti dialoghi e monologhi con/di tassisti egiziani, raccolti tra l'aprile del 2005 e il marzo del 2006. A fare da cornice alle voci che si raccontano, alcune brevi considerazioni dell'autore stesso, infaticabile fruitore, come tutti gli egiziani, delle vecchie, scalcagnate auto bianche e nere che percorrono le vie del Cairo ventiquattrore su ventiquattro. Giovanissimi o molto anziani, istruiti o quasi analfabeti, quasi tutti con un passato di migrazione alle spalle, tutti oberati di debiti e sfruttati da qualcuno (governo, proprietario dell'auto o poliziotto di turno), i taxisti offrono uno spaccato realistico di una città che, si dice, ha ormai superato i venti milioni di abitanti. Chiunque abbia visitato Il Cairo non può non riconoscere l'inarrestabile loquela di una classe lavoratrice che non conosce orari o turni, la curiosità, la sagacia, la rabbia e, talvolta, la maleducazione, di uomini che vivono la maggior parte della loro vita dentro un'automobile e hanno come unico svago il rapporto con il cliente. Dal momento della sua pubblicazione in originale, al Cairo il libro non ha mai cessato di essere venduto e dibattuto, segno inconfutabile di un vero interesse egiziano per "quello che tutti sanno e nessuno dice", grazie anche e soprattutto alla particolare gradevolezza di una scrittura che riporta fedelmente dialetto e accenti della lingua parlata. Operazione, quest'ultima, che non risulta appieno nella versione italiana come, del resto, in quella inglese.
Elisabetta Bartuli
Un libro dedicato «alla vita che abita nelle parole della povera gente». Taxi è un viaggio nella sociologia urbana della capitale egiziana attraverso le voci dei tassisti. Una raccolta di storie brevi che raccontano sogni, avventure filosofiche, amori, bugie, ricordi e politica. I tassisti egiziani sono degli amabili cantastorie che, con disinvoltura, conducono il lettore in un dedalo di realtà e poesia che è l'Egitto dei nostri giorni. «Taxi è un'articolata e divertente critica alla società e alla politica egiziana» dice Mark Linz, direttore dell'Università Americana del Cairo, «è unico nel suo genere perché usa una buona dose di humour per trattare argomenti a cui solitamente gli egiziani riservano un'estrema serietà».
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