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Il volume curato nel 1999 da Eva Banchelli, La cortina invisibile. Mutazioni nel paesaggio urbano tedesco dopo la riunificazione (Sestante), si interrogava sui cambiamenti che interessavano la Germania riunita a distanza di dieci anni dalla caduta del Muro di Berlino, attraverso un'analisi dello spazio urbano e delle sue architetture e una lettura anche da un punto di vista linguistico e letterario della situazione di transizione e di ancor viva separazione dell'Ovest e dell'Est del paese. Taste the East è la continuazione di quella ricognizione, che tocca ora gran parte dei paesi dell'Europa centro-orientale, un tempo socialisti. La curatrice, che insegna letteratura tedesca, e giovani studiosi con formazione in Germania, in Russia e nei paesi slavi, riflettono sull'Ostalgie, neologismo coniato con una crasi delle parole tedesche Ost (est) e Nostalgie (nostalgia), "parola dell'anno" nel 1993, secondo la Gesellschaft für die deutsche Sprache, la Società per la lingua tedesca.
Introdotto dal solido saggio d'apertura di Banchelli, questo articolato fenomeno di rimpianto per il mondo scomparso del socialismo reale viene opportunamente sondato da diverse angolature: per lo storico Andreas Ludwig ci troviamo di fronte a una forma di rielaborazione culturale, mentale e anche commerciale di una frattura di natura politica e sociale, di una condizione di disagio che ha caratterizzato i tedeschi dell'Est (denominati colloquialmente Ossis), sottoposti a quel cambiamento epocale che ha ridisegnato non solo i confini di uno stato, ma ogni aspetto della loro vita. Se la storia e il passato sono fondamentali per qualsiasi persona o gruppo, socialmente inteso, per poter elaborare un proprio concetto di identità personale e collettiva, l'Ostalgie ripropone un comportamento sociale che si manifesta in momenti di incertezza e transizione storica. Negli ultimi anni, però, con un apice nel 2003 con il successo internazionale del film Good Bye, Lenin! (l'autore è peraltro un tedesco dell'Ovest), l'Ostalgie è divenuta Popstalgie (Luigi Ghezzi), ossia vera e propria commercializzazione degli oggetti appartenenti a un'epoca travolta dalla storia. Il cinema, tuttavia, non si è ancora misurato in profondità d'analisi con il corpo storico del mondo scomparso dopo il 1989 (Geremia Carrara), bensì ha messo in scena solamente l'iconografia dell'ex Ddr, fatta di Trabant e Plattenbauen (utilitarie e prefabbricati). In letteratura ci sono stati tentativi ad esempio Jana Hensel (di cui parla Enza Gini), con Zonenkinder (2002) di riflessione sulla perdita del luogo delle origini: esprimendo il suo senso di inadeguatezza, il bisogno di un riferimento identitario, Hensel è la voce di tutta una giovane generazione che come lei nel 1989 era adolescente.
Va comunque precisato che questo complesso atteggiamento di nostalgia, sia esso mero revivalcommerciale di prodotti oppure segnale di una più profonda necessità di rielaborazione storica in seguito allo sgretolamento di un mondo, interessa tutti i paesi dell'Europa orientale: Andrea Trovesi traccia un bel quadro della Jugonostalgija, forse ancora più endemica e forte, perché per molte zone dell'ex Jugoslavia con l'indipendenza la situazione economico-sociale si è notevolmente aggravata. Il volume è corredato da splendide immagini, funzionali alla comprensione dei contributi, che permettono ancor più al lettore di "gustare", come suggerisce il titolo, questo viaggio nell'Est, scomparso politicamente, ma vivo in linguaggi, forme, ricordi.
Maria Giovanna Zini
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