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Il senso di solitudine e abbandono pervade questo romanzo storico in cui, nella cornice cupa e complessa dell’Italia dei primi del ‘900, Diego Aleo dà voce a personaggi profondamente umani e alla loro resilienza davanti alle insidie del potere.
«La politica è scienza sublime che promuove l’uomo e lo innalza a un livello superiore, è il porto di giustizia e di uguaglianza, è il criterio che consente all’uomo di mettere in evidenza le sue elevate qualità morali, peculiari per un buon governo della comunità. La politica eleva lo spirito e lo perfeziona, ma se a rappresentarla, se nell’ingranaggio del potere si insinuano individui corrotti e insensibili, la politica diviene la tomba della società, dove si ammassano i detriti del malgoverno e dell’immoralità. È allora che il disastro si abbatte sulla comunità e come fiume in piena tutto distrugge e tutto stravolge.»
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La vicenda si svolge tra la fine del 1911 e la metà del 1912 in un paesino dell'entroterra siciliano. È il periodo giolittiano, durante il quale l'Italia dà inizio alla politica coloniale con la guerra in Libia. La politica giolittiana crea scompiglio anche all'interno di questo piccolo paese di provincia, dove si contrappongono i ricchi privi di scrupoli e le masse, che sopportano le ingiustizie. La gente che conta, la classe dirigente, teme che venga approvato il suffragio universale maschile e che il proprio voto venga considerato alla stessa stregua di quello di chi, chiamato alla partecipazione socio-politica attiva, non sa né leggere, né scrivere. Tra i personaggi di questa vicenda, si impone quello di Rosalia, moglie e madre, la cui vita viene sconvolta dall'arrivo della convocazione alle armi del capofamiglia. È Salvatore l'unico in grado di mantenere con il suo lavoro Rosalia e i suoi figli, ma nessuno si interessa a far rispettare i loro diritti, a parte il parroco, che cerca invano l'aiuto di chi conta in paese. Ma in paese contano il Sindaco, vile e corrotto, e Don Carmelo, prete libidinoso e potente, che mette in atto, senza troppi scrupoli, metodi mafiosi. Come possono prestare aiuto ai deboli questi soggetti? È Rosalia che deve rimboccarsi le maniche, continuare a vivere, ad aspettare per mesi una lettera piena di amore e di affettuosità o una dall'aspetto lugubre, che annuncia disgrazia e morte! Nella seconda parte del romanzo, Rosalia diventa un punto di riferimento per la comunità, la voce delle masse popolari. I personaggi, alla maniera di Charles Dickens, sono divisi in categorie nette: in buoni e cattivi, in colti e analfabeti, in corrotti e onesti, in miscredenti e pii. Un romanzo interessante, intriso di religiosità e dal linguaggio curato, che fa rivivere al lettore un momento storico, in cui vigeva la legge del più forte, che sottomette il più debole.
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