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Almeno sin dai tempi di The Lonely Villa (1909) di David Wark Griffitth, che narra la storia, in montaggio alternato, di una donna assediata dai banditi nella sua villa solitaria e dell'intervento del marito che cerca di portarle aiuto dall'esterno, il cinema ha dimostrato la sua connaturata propensione a creare un'originale forma di suspense, in grado di inchiodare gli spettatori alle proprie poltrone e di coinvolgerli su un piano d'immediatezza emotiva come forse nessun altro mezzo d'espressione artistica è in grado di fare. Grande maestro della suspense fu indubbiamente Alfred Hitchcock che, in una celebre intervista rilasciata a Fran&çois Truffaut, arrivò a elaborare su un piano quasi teorico la distinzione fra sorpresa e suspense in base a una differenza ben precisa: la sorpresa nasce dal verificarsi di un evento drammatico improvviso e del tutto inatteso, la suspense, invece, si crea dall'attesa per qualcosa di altrettanto drammatico che potrebbe concretarsi oppure no. Nel primo caso, l'assassino irrompe nella stanza della vittima senza che nessuno se lo aspetti, nel secondo, invece, i suoi movimenti furtivi sono attentamente mostrati mentre si avvicina alla sua destinazione. In sostanza, la sorpresa presuppone che lo spettatore non sia informato di ciò che sta per accadere, con la suspense, al contrario, questi sa che qualcosa di terribile potrebbe verificarsi.
Xavier Pérez, che insegna Storia del cinema all'Università di Barcellona, affronta in questo libro i diversi aspetti della suspense cinematografica, intendendo quest'ultima come un "sinonimo del sentimento d'angoscia che alcune strategie di rallentamento narrativo provocano nel destinatario di un racconto". La suspense, dunque, si concreta in un rinvio, una posticipazione che tuttavia non va confusa con i più generali modi della dilazione propri di ogni racconto. Di qui la distinzione posta da Pérez fra sospensione, intesa come quella caratteristica comune a ogni narrativa e che attraversa un racconto nelle sue macrostrutture, e suspense, da vedere come modo particolare della sospensione che riguarda solo le microstrutture di un testo narrativo. Attraverso la sospensione un racconto dilata i tempi della risoluzione dell'intrigo distraendoci con altri eventi, con la suspense, al contrario, non ci è concessa distrazione alcuna e tutta la nostra attenzione si concentra sullo sviluppo drammatico di una ben determinata situazione (ce la farà il marito a salvare la moglie dall'assedio dei banditi?). Attento ai diversi procedimenti formali che il racconto filmico adotta per creare l'effetto suspense, Pérez prende in esame sia i modelli classici di questa particolare figura narrativa sia i diversi codici audiovisivi che la possono determinare, con una particolare attenzione all'uso del fuori campo, del montaggio analitico, di quello alternato, dello split screen, della sovrapposizione, del ralenti, dell'ellissi ecc. Alla citazione e descrizione di diverse sequenze esplicative, il libro aggiunge anche un'ampia analisi di un classico del cinema hitchcockiano: The Lodger (Il pensionante, 1926).
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