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Un saggio su Mozart è sempre una bella notizia e una ghiotta occasione di lettura, specie se centrato sul "corpus miracoloso" costituito dalla trilogia operistica dapontiana, come giustamente lo definiscono le autrici; peccato che per le stesse autrici sia occasione per una lunga tirata sessista e classista, per la quale maschio è male, femmina è bene, aristocratico è cattivo, popolano è buono. Peccato, perché è evidente che, tra i personaggi creati dai geni Mozart-Da Ponte-Beaumarchais, le donne sono spesso più virtuose o (secondo i casi) più scaltre dei maschietti, e lo stesso si può dire per i servi al confronto dei loro padroni. Non era perciò necessario esasperarne le interpretazioni, a volte del tutto arbitrarie, come quelle su donna Anna e su Don Ottavio, fino a diventare in qualche occasione involontariamente comiche (la spiegazione proposta per la frase "da una mia serva aita" pronunciata dalla Contessa Almaviva). Una lunga dissertazione è dedicata a dimostrare come Don Giovanni sia cattivo e su quanto sia incredibile che molti trovino affascinante la sua indole eccessiva, indomita e libertaria. Il problema non si pone: il Cavaliere è certamente cattivo, tant'è che Mozart lo spedisce all'inferno! Solo che i cattivi hanno a volte un loro fascino, specie quelli letterari, il che non vuol dire naturalmente che sia possibile farne dei modelli. Peccato, perché per il resto il libro si legge bene, è ricco di riferimenti letterari, e regala molti particolari sulla vita di Mozart. E comunque sarà un libro santo e benedetto, se contribuirà a far scoprire anche a un solo uomo (o donna) la bellezza del miracolo mozartiano.
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