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scheda di Tozzi, M., L'Indice 1997, n. 4
Se l'uomo moderno mangia, cammina, dorme, si industria o dipinge in un certo modo, ci sono buone probabilità che anche l'uomo di due milioni di anni fa vivesse, "mutatis mutandis", più o meno allo stesso modo. Di conseguenza è possibile guidare le proprie ricerche paleoantropologiche tenendo presente questo principio (che è poi quello dell'attualismo, uno dei cardini della geologia), purché sorretti da costanza incrollabile e da una buona dose di fortuna. Questo è il caso della famiglia Leakey, straordinario esempio di ricercatori sul campo e scienziati. Il libro ci conduce attraverso le ricerche di Louis Leakey, prima da solo, poi con la moglie Mary e il figlio Richard, in un affascinante percorso alla ricerca dei primi uomini che popolarono la Rift Valley africana oltre due milioni di anni fa. Primi fra tutti, i Leakey stabiliscono che le origini dell'uomo vanno spostate molto indietro nel tempo, ci fanno conoscere un'altra Africa e ci insegnano a prenderci cura di una delle ultime regioni "selvagge" del pianeta. Molto opportunamente Willis ci mette sulla strada di quello che è anche un viaggio all'interno della propria natura di uomini e svela come critiche ed errori possano essere fatti rientrare in un "normale" sviluppo del progresso scientifico. Ricerca scientifica come lavoro di squadra, ostinazione ragionata, costanza nel perseguire lo scopo e fantasia nel procacciarsi i fondi necessari sono tutti ingredienti che torneranno utili a chi, tra i giovani lettori, volesse intraprendere un giorno l'affascinante ma durissima carriera del ricercatore. E a chi non volesse diventare ricercatore forse farà ugualmente piacere sapere come è stato ricostruito l'albero genealogico dell'uomo, fra la Tanzania e il Kenya di tre milioni di anni fa.
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