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Sul soffitto
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Sul soffitto - Éric Chevillard - copertina
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Sul soffitto

Descrizione



Un’incredibile favola surreale sull’esclusione e la tolleranza. Dall’erede di Queneau, Ionesco e Jarry.

Un uomo ordinario, abiti grigi, altezza media, tratti comuni. Ma il mondo non è fatto a sua misura, la sua vita è complicata da una strana caratteristica: gira sempre con una sedia rovesciata sulla testa. Deve quindi chinarsi per passare attraverso qualsiasi porta, può guidare soltanto una cabriolet e deve per forza indossare abiti abbottonati sul davanti. Nulla, ma proprio nulla – si lamenta – è stato progettato per rendergli la vita più confortevole. Per avere un mondo a sua misura, c’è una soluzione: trasferirsi sul soffitto. E sul soffitto trascinare gradualmente chi gli è caro e chi si colloca, come lui, in un diverso ordine di percezione della realtà. Per esempio Kolski, che vuole realizzare una scultura fatta del suo stesso odore corporeo, o la signora Stempf, che si rifiuta di dare alla luce i propri figli, perché immagina il parto come uno sfratto forzato per mano di rudi insensibili. Costretti ad allontanarsi dal loro rifugio di fortuna, in un quartiere abbandonato di Parigi, e dopo essersi trasferiti a casa di Méline, che vive ancora con la sua famiglia “convenzionale”, si renderanno presto conto che la camera da letto della ragazza è troppo piccola per accogliere tutti. Così, i nuovi arrivati decidono di spostarsi sul soffitto. Lì c’è più spazio. Ma anche il soffitto comincia ad assomigliare dopo un po’ al mondo a rovescio; sembra afflitto dalla medesima e fastidiosa convenzionalità… La prosa sorprendente e irriverente di Chevillard e il suo bizzarro umorismo illuminano la complessità di temi come esclusione, diversità e accoglienza, dando ai lettori la possibilità di vedere le cose da una prospettiva decisamente differente.
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Dettagli

2015
144 p., Brossura
9788861101425

Valutazioni e recensioni

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Michelangelo
Recensioni: 5/5

ho ritrovato nell'originale scrittura di quest'autore la sognante prosa dell'italo Calvino della trilogia degli antenati, una meravigliosa fiaba moderna che indaga l'identità umana con la surreale storia di un uomo che ha trovato la sua maschera sociale in una sedia portata per cappello. Tutti i personaggi si rivelano come meravigliosi simboli di personaggi che inseguendo fino in fondo il loro ruolo divengono figure al margine di una società fatta di borghesi compromessi : artisti, lavoratori, madri, indecisi, paralitici , accompagnatori e in ultimo , un uomo che fa i conti con la sua bizzarria , col suo desiderio di rinnovare e migliorare la società che gira ,per suo intimo senso di normalità che successivamente assumerà il senso di una rivolta (contro una società seduta e sedata, una soceità che lo fissa con occhi da pubblico insaziato e statico) con una sedia rovesciata sulla testa. Un libro che consiglio caldamente

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gilda
Recensioni: 5/5

Ho iniziato a leggere Sul soffitto con grande scetticismo, complici alcune recensioni e persino la sinossi proposta da Ibs. E forse proprio per questo mi ha così stupita. L'ho trovato un gran libro, che nel mio personale catalogo mentale trova posto accanto a Flatlandia per il modo che ha di mettere in scena un punto di vista sul mondo. Un punto di vista impazzito, che nulla ha a che vedere con le categorie geometriche proprie di Flatlandia, ma estremamente contemporaneo. Un punto di vista che, come accade nella realtà, è quasi incondivisibile se non con pochissimi, e comunque non a pieno; che cerca di affermare se stesso, dapprima timidamente e poi con un certo orgoglio ma sempre tentennando, nel dubbio costante di stare sbagliando, di stare scegliendo la via più facile, quella dell'esibizionismo, o la più inutilmente complicata. Io l'ho trovata una riflessione importante su di sé e sulla ricerca di definire la propria individualità, una riflessione che trova la forma dell'allegoria ma che ho sentito estremamente reale e vicina. Notevole anche l'uso della punteggiatura, che nelle note del traduttore viene definita "infedele" e che così – come ovviamente la conseguente struttura della frase – contribuisce a dare spessore al racconto e a rendere il senso di questa riflessione anche nella sua forma. Non lo consiglierei a chi cerca una storia raccontata con tutti i crismi, ma a chi cerca di barcamenarsi nella propria, di storia, sì

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nihil
Recensioni: 1/5

L'idea era buona e mi aveva convinto ad acquistare il libro, ma la esagerata originalità impedisce di andare a capire le intenzioni dell'autore. Stile confuso e trama decisamente scollegata da un senso leggibile.

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Recensioni

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Voce della critica

Tutto comincia da una sedia e da un dottore. Un comune esercizio per migliorare la postura si trasforma in una visione del mondo, se non in un sistema filosofico. Da quel momento dell’infanzia in poi, il bizzarro protagonista di Sul soffitto non si è più separato dalla consuetudine costante di portare una sedia rovesciata sulla testa, con tutte le scomodità pratiche che questo comporta, in pubblico e in privato. Evitare gli stipiti, entrare in automobile, rifiutare i cappelli, i pettini… L’unico modo per sopravvivere agli sguardi ostili degli altri uomini è rifugiarsi nel cantiere mai finito che avrebbe dovuto ospitare una nuova biblioteca. Se aggiungete una scalcagnata banda di colleghi di sventura, dalla rimpagliatrice (di sedie, ça va sans dire) al gruista, il gioco è fatto. L’incontro con Méline rimescola le carte in tavola: finalmente una donna che si lascia convincere dalla nuova prospettiva. Quando il cantiere viene sgomberato, è lei a offrire un riparo. Peccato che abiti in una casa così piccola da obbligare la compagnia a trasferirsi a testa in giù, sul soffitto, in un luogo dove certe vecchie abitudini non hanno più ragione di esistere.

Basterebbe la coraggiosa copertina inventata da Maurizio Ceccato per proiettarci in una dimensione parallela, dove non valgono le regole del nostro vivere comune. L’ostinazione con cui l’uomo in grigio persegue il suo obiettivo non ammette cedimenti. “Sicuramente, sarebbe facile per me afferrarla per un piede o per uno dei montanti dello schienale, sollevarla, staccarla dal mio cranio e posarla a terra […]. Perché no? Mi capita di accarezzare questa idea. La ascolto fare le fusa un attimo. Presto lei si rovescia da sé, zampe all’aria, per offrirsi meglio – così, mi rafforza nell’atteggiamento di prima. Riprendo.” A questa condotta tanto rigorosa si contrappone la sottile ironia dell’autore, che passa con disinvoltura dal reale al surreale (e ritorno), giocando con la lingua e con uno stile sempre in bilico tra serietà e irriverenza. Sto sul soffitto, eppur non cado, sembra dirci il protagonista. Non si tratta solo di una sfida alle leggi della fisica, ma alla società. Tra le pieghe di una storia solo in apparenza strampalata, si scorge il pensiero di chi è escluso, di chi rivendica la scelta di pensare e di vivere diversamente. Solo alzando gli occhi si nota il rovescio del mondo.

Recensione di Damiano Latella

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Conosci l'autore

Éric Chevillard

(La Roche-sur-Yon, Vandea, 1964) scrittore francese. Con le sue rivisitazioni fortemente attualizzate della grande tradizione romanzesca europea, da Cervantes a Diderot, da Kafka ad Arno Schmidt, in un libero e creativo attraversamento delle tematiche dell’assurdo e dell’identità polimorfa, ha esordito negli anni ’90 con romanzi giocati sulla sistematica deformazione ironica degli stereotipi letterari e culturali (Palafox, 1990, nt; Preistoria, Préhistoire, 1994, nt; L’opera postuma di Thomas Pilaster, L’oeuvre postume de Thomas Pilaster, 1999, nt), accentuando nelle ultime opere (Orecchio rosso, Oreille rouge, 2005, nt; Demolire Nisard, Démolir Nisard, 2006, nt) l’assoluta libertà del suo personalissimo viaggio alla ricerca delle inesauribili potenzialità della letteratura.

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