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Sul fascismo. Il pregiudizio antiliberale nella costruzione del regime totalitario - Paolo Varvaro - copertina
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Descrizione


In un celebre discorso di piazza in cui affermava di avere bruciato i bastimenti alle proprie spalle, Mussolini rivendicava la cesura storica operata dal fascismo nei confronti dell'età liberale. Questo libro intende verificare l'attendibilità del giudizio mussoliniano. La transizione verso la dittatura è esaminata dalla prospettiva costituzionale, legislativa, ideologica e architettonica. Ciascuno di questi capitoli esprime un diverso approccio del fascismo nei confronti del passato e uno specifico punto di vista riguardo al futuro. Nella sua multiforme e talvolta disomogenea elaborazione del regime totalitario, il fascismo evidenzia una continuità tematica che rivela una chiara identità di fondo. In questa chiave il pregiudizio antiliberale rappresenta più d'ogni altro l'elemento in grado di coagulare nel medesimo progetto le diverse tendenze dell'universo fascista.
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Dettagli

2007
30 gennaio 2007
103 p., Brossura
9788849817256

Voce della critica

Il ventennio fascista rappresenta sempre un nodo storico di enorme complessità e di straordinaria proliferazione storiografica; pertanto, qualsiasi lavoro che tenti una sintesi costituisce una sfida. In questo libro, l'autore, consapevole della tutto sommato scarsa ricerca sinora prodottasi sulla storia delle istituzioni fasciste (rispetto almeno a quella assai più ricca di storia politica e di storia economica), costruisce un maneggevole ed esauriente profilo su alcune tematiche storico-istituzionali del regime che costituiscono la vera novità della cultura giuridica e politica fascista. Partendo infatti dall'analisi della pubblicistica coeva, Varvaro riprende il dibattito sulle riforme istituzionali proposte dalle diverse commissioni istituite ad hoc da Mussolini tra il 1924 e il 1925, al fine di rifondare radicalmente lo stato, ridisegnando, in tal modo, i differenti percorsi della cultura giuridica dei teorici del fascismo e rintracciando in essi la comune componente dell'antiliberalismo quale cifra realmente originale. Basti pensare, ad esempio, alla complessa questione della rappresentanza politica che, radicalmente stravolta nei suoi presupposti liberali, sarà alla base delle teorie corporativistiche e della nascita della Camera dei fasci e delle corporazioni, istituita nel 1939. Molto interessante è l'ultimo capitolo del volume, nel quale si traccia un originale intreccio di riflessioni fra le teorie politiche, gli studi di geografia urbana e quelli di storia dell'architettura, dimostrando come vi fosse nel fascismo una sostanziale visione d'insieme nel progetto di costruzione dello "Stato nuovo". Annamaria Amato

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