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Galileo Galilei è stato il primo a puntare il telescopio verso il cielo, e le sue scoperte, note al pubblico grazie ai trattati maggiori "Sidereus nuncius" e "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo", hanno ridisegnato per sempre la nostra concezione del cosmo.
Eppure alcune delle sue pagine più belle sono ancora oggi poco note: tra queste, una lettera straordinaria inviata nella primavera del 1640 al principe Leopoldo di Toscana. Qui lo scienziato espone le proprie teorie sulla luce della Luna, mosso «dal natural desiderio» di spiegare le cause del suo splendido «candore». L'astro più amato dagli artisti e dai poeti incontra così il suo più illustre osservatore: l'occhio di Galileo, «il più nobil occhio, che abbia mai fabbricato la natura». Prefazione di Luca Perri.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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