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Anno edizione: 2011
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La suite incompiuta di Irène Némirovsky ha un sapore amaro, quello della guerra e delle sue privazioni, e uno dolce, quello dell’amore imprevisto e desiderato. Due capitoli forse non sono sufficienti a farci immaginare quali intrecci sarebbero potuti accadere, ma ci restituiscono i travagli degli sfollati, i giochi del destino, i sentimenti controversi tra gli occupanti tedeschi e gli occupati francesi. E la sorpresa della guerra è proprio che cambia le persone: come non ci si può illudere di conoscere il mare senza averlo visto nella tempesta come nella bonaccia, così solo chi ha osservato gli uomini e le donne in un periodo come questo può dire di conoscerli – e di conoscere se stesso. Un buon libro, nel complesso, al cui successo ha certamente contribuito il mito che si è creato attorno all’autrice, vittima delle persecuzioni naziste.
“Nella sala da pranzo c’erano sfollati e gente del posto che ascoltavano insieme le notizie alla radio. Le donne piangevano. Gli uomini, silenziosi, chinavano il capo. Non provavano una vera e propria disperazione; si trattava piuttosto di un rifiuto a comprendere, uno stupore come quello che si prova in sogno, nell’istante in cui le tenebre del sonno piano piano si dissolvono, quando si percepisce che il giorno è vicino, quando l’intero essere tende alla luce e si pensa: E’ un incubo, adesso mi sveglio.”
Ho conosciuto Irene Nemirovsky grazie a questo libro, e dopo non l'ho più abbandonata. è un libro un po' particolare, in cui la Seconda Guerra Mondiale fa da sfondo ma è anche una delle grandi protagoniste della vicenda. Me ne sono innamorata.
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