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A metà fra memorialistica e storia il volume propone uno spaccato della vita universitaria padovana nella seconda metà degli anni trenta allo scopo di chiarire le ragioni del passaggio di molti giovani dal fascismo alla Resistenza. Il lungo viaggio attraverso il fascismo compiuto dalla generazione nata alle soglie degli anni venti si profilerebbe per molti tormentato e ricco di sfaccettature mentre per nulla scontato sarebbe l'approdo al comunismo. Il volume che in alcuni punti pecca di un'informazione storiografica imprecisa e che alterna talvolta in modo forse un po' caotico l'autobiografia il resoconto degli eventi e le interviste a personaggi tuttora viventi ha valore soprattutto di testimonianza documentaria. L'esperienza personale di Busetto figlio di un professore universitario stabilitosi dopo lungo peregrinare a Padova conferma che uno dei principali agenti catalizzatori del regime sui giovani siano state le associazioni giovanili la stampa universitaria (sondata attraverso "Il Bò" di Padova e "Il Campano" di Pisa) i Littoriali: i luoghi insomma dov'era possibile socializzare con i propri coetanei magari godendo di una parziale libertà d'opinione e di più agevoli occasioni di confronto. Qui maturano scelte dissidenti come quella di Eugenio Curiel che si convince della necessità di un'azione clandestina dall'interno e quella più faticosa di Ettore Luccini. Qui trovano terreno fecondo le esortazioni antifasciste del grande antichista comunista Concetto Marchesi. Se pare convincente la ricostruzione dell'attrazione giovanile per il fascismo restano invece un po' in ombra le ragioni dell'approdo al comunismo. L'invito a sospendere i giudizi morali sui trapassi dall'uno all'altro orizzonte ideologico sembra comunque l'insegnamento più prezioso dell'autore.
Alessia Pedìo
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