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Secondo il pensiero Futurista degli inizi del XIX secolo l’opera d’arte deve diventare una macchina dell’immaginazione che espande lo spazio dell’esperienza estetica in un coinvolgimento fisico dello spettatore. Una definizione straordinariamente attuale delle odierne installazioni artistiche.“Strati mobili” compie, pagina dopo pagina un viaggio nel tempo dal Manifesto della cinematografia futurista di Marinetti del 1916 , ai primi esperimenti di video arte di Name June Paik nel 1965, fino alle più moderne installazioni video dell’Elastic Group o del Chaos Computer Club nel nuovo millennio.Le avanguardie storiche iniziarono a deframmentare i meccanismi della visione in una moltiplicazione di strati, fino alla rottura della cornice spaziale e la dilatazione elastica dello spazio.La sintesi visiva dei futuristi, il “teatro della simultaneità” di Marinetti va ora in scena: la simultaneità di immagini in movimento, ambienti e tempi diversi si compenetrano.L’installazione video opera per multi stratificazioni che generano un nuovo spazio, composto da strati mobili. Sovrapponendo i diversi strati si ottiene la sintesi visiva che genera una dimensione artificiale. L’innovazione del movimento è paragonabile a quella della prospettiva nel ‘400 quando viene introdotta la terza dimensione in una cornice bidimensionale.L’avvento della tecnologia contamina l’ambito dell’architettura. Lo spazio architettonico diventa uno spazio scenico polifonico.Gli edifici sono allo stesso tempo ricevitori e trasmettitori di flussi di immagini in movimento.La finestra virtuale del computer rappresenta metaforicamente una finestra architettonica che si affaccia su una strada o su un paesaggio, d'altronde il virtuale non è altro che la traslazione mentale dello spazio fisico. Collocare degli schermi lì dove c’era una finestra cambia radicalmente i confini di una stanza: lo spazio che si genera è uno spazio illusorio, che esiste solo quando lo schermo è acceso, é contemporaneamente piatto e tridimensionale, superficiale e profondo.
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