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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
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Una madre nevrotica e ossessiva, iperprotettiva nei confronti dei suoi bambini. Un padre frustrato e inutile che preferisce la fuga. Uno psichiatra in cerca di pazienti per colmare il suo vuoto interiore. Un curato che predica la religione di lusso. Al centro di tutto questo i "tremelli", ossia i tre gemelli, che crescono troppo in fretta e che spesso si mostrano assai più giudiziosi degli adulti. Un libro assai fantasioso, con invenzioni e giochi di parole tipici di Vian, che denuncia lo sfruttamento minorile e la violenza, più in generale la crudeltà verso i bambini, poveri piccoli indifesi pennuti in gabbia.
Insieme ad invenzioni straordinarie ( La Gloria, ricordo poche figure così potenti) e a pagine geniali e metaforiche ( il volo su barca del padre, il finale chiuso dentro una voliera...), alcune cadute di tensione ( l'insistenza delle stesse frasi sulla preoccupazione materna) e un paio di paragrafi banali ( la scalata di Clementina, davvero una caduta di stile). Comunque, nel complesso, avercene, di libri così!
A mio parere meno appassionante de "La schiuma dei giorni", questa piccola opera di Boris Vian rimane comunque un gioiello della letteratura surrealista (se così può definirsi). L'amore passionale, idealizzato de "La schiuma dei giorni" diventa qui un gesto violento, meccanico, portato alle proprie estreme conseguenze; la sola maternità è rispettata, mentre la petarnità viene svotata di significato, ridotta a mero impulso sessuale dai connotati negativi (per esempio Clementine inizierà ad amare i figli dopo la partenza del padre, Angel; l'immagine, brutale, dello stallone crocefisso perché aveva compiuto il proprio dovere ne è un altro esempio). Il pretesto narrativo, lo psichiatra Giacomorto, scatola vuota di emozioni altrui, durante l'iter narrativo si trova a fare da testimone ad una storia raccapricciante sulla quale però non fa niente più che abbozzare morbidi giudizi, senza prendere una vera posizione: prenderà il posto de "La gloria", traghettatore di un fiume di sangue, pagato in oro che non potrà mai spendere per cancellare le altrui vergogne. Denso di significati metaforici, "lo strappacuore" è un'opera degna del proprio nome: la maternità viene estrinsecata nel totale controllo della figliolanza, sulla quale la madre pare proiettare tutte le proprie paure. Il significato di una maternità possessiva risiede nella consapevolezza che il concepimento (e con esso l'atto sessuale in sé e per sé), generando la vita, genera automaticamente il destino morte; tale visione è però frutto di una mia intepretazione, e non è così esplicita nel testo. Scorrevole ma certamente non leggero, è un libro da leggere in breve tempo (per tenerne in mente i significati metaforici) ma con grande attenzione.
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