Le pagine proposte da Claudio Monge sono estremamente preziose. La sua raffinata competenza biblica, la conoscenza storica e teologica, la sensibilità antropologica e interreligiosa gli consentono di offrire una summa inedita dell’ospitalità concepita come elemento qualificante dei rapporti umani e della dimensione interiore e di relazione con Dio che ciascuno custodisce nella propria vita. Il riferimento basilare a Dio come ospite, il rimando agli aspetti rivelativi e rituali che situano la pratica dell’ospitalità in uno spazio sacro, la concezione dell’accoglienza come ponte, fragile eppure indispensabile, tra mondi diversi, il rispetto dell’alterità e della distanza, costituiscono altrettante chiavi di lettura non tanto di una pratica quotidiana – oggi, come si diceva, sempre più disattesa – quanto di un elemento fondamentale della nostra condizione umana. Se tutto deve concorrere a evitare che l’“ospite” divenga “ostaggio”, la ritrovata consapevolezza che emerge con lucidità da queste pagine libera il lettore dell’essere a sua volta ostaggio di una società inospitale (dalla Prefazione di Enzo Bianchi). )
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