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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Insieme alla disamina dei fatti e alle interviste ai protagonisti di quei tragici eventi, l'autore cerca di far luce sui molti interrogativi rimasti aperti, per diradare la nebbia che ancora avvolge il caso.
Sono passati trent'anni da quella che ancora oggi rimane la più grande tragedia della nostra marina civile. La sera del 10 aprile 1991 il traghetto di linea Moby Prince , in partenza dal porto di Livorno e diretto a Olbia, entrò in rotta di collisione con la petroliera Agip Abruzzo , all'ancora in rada, sfondandone la fiancata di dritta e provocando un incendio in cui persero la vita centoquaranta persone. La causa dell'incidente venne attribuita fin da subito a un errore del comandante della Moby Prince , morto nel disastro, e a una fitta nebbia improvvisa. Ma sulla plancia del traghetto quella sera c'era Ugo Chessa, uno dei migliori comandanti in circolazione, e la visibilità era buona. I soccorsi furono tardivi, ma quando i pompieri riuscirono finalmente a domare le fiamme e a salire sulla Moby Prince trovarono quasi tutti i corpi dei passeggeri riuniti al centro della nave: molti avevano le valigie con loro e indossavano il giubbotto di salvataggio, pronti ad affrontare l'emergenza. Ma com'è possibile? Non doveva trattarsi di un incidente che aveva colto tutti di sorpresa? Evidentemente no. Nel 2006 la procura di Livorno decise di riaprire le indagini in seguito alle richieste del legale dei figli del comandante Chessa, senza raggiungere però dei risultati concreti. Grazie alla caparbietà dei familiari delle vittime e alla sensibilità di alcune figure istituzionali, il 22 luglio 2015 nacque la commissione parlamentare d'inchiesta sulla Moby Prince , la cui relazione finale ha smontato molte delle verità sedimentate in anni di processi e posto nuovi e inquietanti interrogativi. Partendo da qui, Federico Zatti ricostruisce con dovizia di particolari quanto accaduto quella notte, ribaltando il punto di vista: è l' Agip Abruzzo la reale protagonista. «Sembra incredibile pensare al dirottamento di un traghetto per colpire una petroliera, ma non meno di imbottire un'autostrada con 500 chili di tritolo per uccidere un magistrato» scrive l'autore. I due attentati hanno infatti un obiettivo comune: colpire lo Stato con una violenza senza precedenti. Non a caso l'incidente della Moby Prince avvenne in un momento in cui il petrolio era diventato una terra di conquista per la mafia. Così, insieme alla disamina dei fatti e alle interviste ai protagonisti di quei tragici eventi, l'autore cerca di far luce sui molti interrogativi rimasti aperti, per diradare la nebbia che ancora avvolge il caso.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
una tragedia inspiegabile, persone lasciate a morire nel fuoco a pochi minuti di barca fuori dal porto di livorno, di fronte all'assurdo disinteresse dello stato, che si inventa una nebbia strana quanto irreale, l'autore cerca un filo logico e formula un'ipotesi, che resta tale, ma è certo più verosimile della versione ufficiale
Libro da leggere tutto d'un fiato per conoscere alcuni nuovi e importanti risvolti che riguardano la più grande tragedia della marineria civile Italiana. Consiglio, però, di leggere prima il fantastico libro di Federico Fedrighini intitolato "Moby Prince. Un caso ancora aperto".
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