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scheda di Andrisano, A., L'Indice 1997, n. 1
I libri VI-VII delle "Storie" tucididee propongono l'appassionato racconto della cruciale impresa ateniese in Sicilia, il cui fallimento è stato considerato tradizionalmente come evento epocale della storia greca. "La spedizione fece scalpore per il suo stupefacente ardire e per lo splendido colpo d'occhio che offriva non meno che per la stragrande superiorità dell'esercito messo in campo rispetto agli assaliti, e per il fatto che veniva ora intrapresa la più grande traversata mai tentata lontano dalla patria". La partenza della flotta viene descritta, dunque, come uno straordinario spettacolo, l'inizio di un'impresa, di cui la bella traduzione di Corcella conserva intenzionalmente l'andamento "romanzesco". La seduzione per il "meraviglioso" di stampo erodoteo irrompe nelle parole dello storico per eccellenza, pur dedito al resoconto critico di un avvenimento circoscritto con l'intenzione di illustrarne sulla base delle testimonianze cause, moventi, sviluppi. Il modello erodoteo dell'attacco di Serse alla Grecia è sotteso al racconto di questa nuova tragedia, destinata a concludersi, questa volta, con la disfatta dei greci della madrepatria in una guerra che vede contrapposte sostanzialmente due etnie: la ionica di Atene e la dorica di Siracusa, tradizionale alleata di Sparta. Una guerra che Corcella lucidamente interpreta, contro Tucidide, come tappa di una politica occidentale di Atene, di una strategia espansionistica già periclea, non come avventura irrazionale dettata dagli impulsi emotivi di un'assemblea. Perfino Tucidide ha forse peccato contro la verità!
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