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Kipling, cantore dell'impero britannico e della missione superiore dell'"uomo bianco", fu anche un affascinante esempio di contaminazione o almeno coabitazione di culture diverse, che lui, cresciuto in India tra servitori indigeni che lo fecero partecipi dei loro miti, educato in Inghilterra, viaggiatore in Europa, Asia, Africa e America, espresse mirabilmente in Kim. Da quell'intreccio nascono queste "storie dei perché", che gli adulti inventano per rispondere fantasiosamente alle curiosità dei bambini. Pure Kipling raccontava, in particolare alla diletta Effie, questo tipo di storie, che conservarono l'originario andamento orale, colloquiale, fabulatorio, anche quando furono messe per iscritto e pubblicate, nel 1902, dopo la tragica morte della bambina. Fin dalla prima riga della prima storia, infatti, si rivolge a un "Angelo Mio", spesso ripetendolo. (Non diversamente interloquivano con i figli Milne in Winnie Pooh e Pinin Carpi in Cion Cion Blu). Kipling attinge ai più vari miti e leggende (indiani, africani, americani), a fiabe di magia, a favole di animali, restituendo narrazioni che, con stile brioso e immaginifico, alludono a una sorta di "lessico famigliare" fatto di ripetizioni ritmiche, infantilismi espressivi, ammiccamenti complici, deformazioni linguistiche, per provocare ilarità: "Lascia sdare! Bi fai bale" biascica l'Elefantino curioso al Coccodrillo che gli sta tirando il naso fino a fargli spuntare la proboscide. "Un classico imperdibile" scrive nella breve ma succosa presentazione Bianca Lazzaro, autrice di una nuova traduzione scintillante anch'essa per magia di parole. May Angeli riprende la tecnica delle incisioni su legno usate da Kipling nella prima edizione, ma aggiungendo un arcobaleno di colori che variano a secondo degli ambienti ed echeggiano anche la varietà degli apporti culturali. Per tutti.
Fernando Rotondo
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