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Anno edizione: 2011
Storia di un quadro, per ora l'ultimo testo di questa felice renaissance perecchiana, è anch'esso una riedizione (Rizzoli, 1990): il quadro di cui narra ha per titolo Un cabinet d'amateur, ed è una versione moderna di quei ritratti di collezionisti che nel Seicento e Settecento divennero un vero e proprio genere pittorico, in cui il committente si faceva raffigurare con tutta la sua collezione d'arte. Nel caso in questione il magnate della birra Hermann Raffke si fa ritrarre fra i suoi tesori d'arte dal pittore Heinrich Kürz, ma il pittore inserisce nel quadro una copia del quadro medesimo che a sua volta contiene, in una vertiginosa mise en abîme, altre copie degli altri quadri, sempre con piccole varianti. Quella dell'inventario e dell'ékfrasis è un'arte che Perec padroneggia molto bene, come sanno i suoi lettori, e nelle descrizioni dei molti quadri e delle loro copie l'autore strizza l'occhio al linguaggio degli antiquari e degli storici dell'arte, soprattutto dei connaisseurs e dei formalisti otto-novecenteschi, come aveva fatto con altri gerghi specialistici in Cantatrix sopranica L. e altri scritti scientifici (Bollati Boringhieri, 1996). Eccolo rifiutare un'attribuzione a Bosch "proposée par Cavastivali", oppure citare il conservatore del Museo di Firenze Emilio Zannoni che trova "in mediocrissimo stato di conservazione" il Ritratto del cardinale Barberini del Donnaiolo. Ma Perec non manca nemmeno di inserire gustose invenzioni perfettamente congegnate "per il solo piacere, e l'esclusivo brivido, della finzione (le seul frisson du faire-semblant)": come l'edgarpoesco Il biglietto rubato, dipinto, nientemeno, da Vermeer e acquistato dalla fondazione Egar A. Perrydi Baltimora; la misteriosa (leonardesca?) Annunciazione tra le rocce; oppure, più fantasmagorico di tutti, Venere che consegna a Enea le armi di Vulcano (di cui rimane una celebre citazione vasariana), dove Giorgione risolveva da suo pari l'eterna questione del Paragone delle arti. Ma Storia di un quadro è anche, in qualche misura, un autoritratto, costellato di citazioni da altri libri di Perec: a volte per esempio il numero dei cataloghi d'asta rimanda a capitoli di La vita istruzioni per l'uso che evocano situazioni omologhe al dipinto citato. Nell'ultima mossa di questo gioco di specchi risuona ancora un'eco dell'abusato Artefice borgesiano: "Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto."
Luca Bianco
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