Milano, Fran.co Colombo (Tipografia Lombardi), 3 voll. in-8° (230x152mm), pp. (4), LXXII, 780 (2), 768 (2), 720 solida legatura coeva m. percallina azzurra con titolo, filetti, fregi e tomaisons in oro ai dorsi. Tagli spruzzati azzurri. Al primo vol., ritratto del Corio all'antiporta inciso su acciaio da Santamaria da invenzione di Barbieri, frontespizio inciso con titolo racchiuso entro bordura architettonica con figurazioni varie (un umanista nel proprio studio, figure allegoriche femminili, ritratti dell'Otolini, del Verri, dell'Alciati, ecc.) e 4 altre tavv. incise su acciaio f.t. al secondo vol., altro frontespizio architettonico inciso e 2 tavv. incise su acciaio f.t. al terzo vol., altro frontespizio con titolo entro drappeggio di tende sormontato da scudo con lance incrociate e con armature e panoplie e 4 tavv. f.t. sempre incise su acciaio. Le tavole, tutte sempre incise da Santamaria da disegno di Barbieri, raffigurano momenti topici della storia milanese, dalla morte di Marco Visconti all'entrata di Francesco Sforza in città, da Bramante che presenta il disegno del Tempio delle Grazie a Lodovico il Moro e a Beatrice d'Este sino allo stesso Lodovico il Moro in visita allo studio di Leonardo, ecc. Bellissimo esemplare. Edizione ottocentesca figurata della celebre storia di Milano del Corio, costituente la più compiuta ricostruzione storiografica delle vicende milanesi compiuta nel Rinascimento. L'edizione presenta, nelle pp. in cifre romane al primo vol., l'ampio commentario di Egidio De Magri \Delle storie milanesi di Bernardino Corio\", una biografia del Corio scritta dallo stesso De Magri, una lettera di Giuseppe Cusani, la prefazione del Corio all'edizione cinquecentesca, \"Delle lodi dell'istoria\" e \"Difesa della storia\" dello stesso Corio e un'epitome dell'opera (questi ultimi scritti in forma di lettere a don Ascanio Maria Sforza Visconti). \"É la prima scritta in Italiano... per i tempi più recenti, specialmente dai comuni in qua, é ampia, minuziosa, diligente, evidentemente condotta su fonti d'archivio... Nei sec. XVI e XVII l'opera fu ritenuta dai Milanesi una gloria nazionale, e faceva testo nelle questioni di precedenza, di nobiltà e simili\" (Encicl. Italiana, XI, 411-412). La trattazione, quanto a impostazione tipico portato della storiografia umanistica, parte dalle origini della città per giungere sino alla fuga di Ludovico il Moro in Germania. Il Corio (Milano, 1459-in località non conosciuta, 1519 ca.) fu storico, giureconsulto e letterato. Dal 1474 al servizio di Galeazzo Maria Sforza, in seguito alla sua morte passò al servizio di Gian Galeazzo Maria e assunse svariati incarichi pubblici (nel 1499 fu nominato giudice delle strade) nel periodo del ducato di Ludovico il Moro. Alla caduta del Moro abbandonò Milano, e non si conoscono con certezza né la data né il luogo della sua morte. Hoepli, 650. Predari, p. 136."
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