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A differenza del tema dei reduci della prima guerra mondiale, quello trattato da Bistarelli è un argomento sostanzialmente inedito per la storiografia italiana (non però per la memoria privata), ma sicuramente importante in ragione della molteplicità di questioni (economiche, sociali, politiche, culturali) che tocca. A ciò si aggiunga la varietà delle esperienze (nel quadro, anch'esso consono alla seconda guerra mondiale, della scomparsa della netta distinzione tra militari e civili), esperienze nelle quali "si intrecciavano, e a volte si scontravano, figure diverse: c'erano il combattente, il prigioniero, il partigiano, il mutilato e figure che avevano vissuto più d'una di queste esperienze, ognuna segnata in modo peculiare dal proprio itinerario di guerra". Bistarelli esamina tutti questi aspetti, ricavandone utili indicazioni "sull'assistenza sociale e sulle forme del welfare italiano, la mentalità del ceto politico antifascista nel suo farsi classe dirigente di fronte alle eredità del fascismo, o per quella che è stata definita come 'ideologia' della ricostruzione. In altre parole, su come è stata proposta la nostra identità repubblicana nel momento della sua formulazione", un'identità sulla quale influisce il rapporto non risolto tra società italiana e fascismo, soprattutto in un dopoguerra prolungato e "plurimo" come quello italiano. In questo contesto, le numerose associazioni di ex combattenti cercheranno (molto più dei partiti e dello stesso sindacato) di assumere un ruolo di mediatori, dal punto di vista sociale ed economico, nella difficile situazione della ricostruzione e di fronte a una disoccupazione di massa. Assunse però un ruolo fondamentale la chiesa cattolica, che, con le sue associazioni caritative, esercitò un'egemonia assistenziale destinata ad avere caratteri duraturi. Giovanni Scirocco
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